Giuliacci: chicchi di grandine sempre più grossi
Mario Giuliacci, docente di meteorologia all’Aeronautico Locatelli, spiega che le correnti calde fanno risalire più volte la grandine nelle nubi, facendola ingrossare.
I nubifragi ormai ci sono e ce li dobbiamo tenere, anzi dobbiamo iniziare a regolarci di conseguenza. Lo spiega Mario Giuliacci, 65 anni, ex colonnello dell’Aeronautica, fondatore del centro Epson Meteo, per molto tempo volto televisivo delle previsioni del tempo su Canale 5 e La 7. Da due anni è docente di Meteorologia dell’Istituto aeronautico «Locatelli» di Bergamo.
Giuliacci premette, basandosi sui statistici, che «quest’estate fino ad ora in Italia è stata normale, nel senso che le piogge e le temperature rientrano nelle medie degli ultimi trent’anni. Ma quando si considerano le statistiche bisogna poi vedere gli scostamenti delle medie, e questa estate si devono rilevare, non solo sulla provincia di Bergamo ma dappertutto, molti episodi di piogge con entità che vanno di gran lunga sopra la media».
Cioè i nubifragi: «All’interno di una fase temporalesca dieci anni fa arrivavamo a contare uno o due casi di piogge di questa intensità, ora si sono moltiplicati. E sempre con l’elemento in comune di una grande quantità d’acqua che cade nel giro di poco tempo».
Perché succede tutto questo? «Perché siamo nella fase della cosiddetta estremizzazione del clima: non ci sono più valori medi ma si ha di volta in volta molto caldo o molto freddo, oppure molta siccità o molta pioggia. In questo caso tutto dipende dal fatto che rispetto a venti-trent’anni fa le temperature al suolo sono aumentate di circa un grado. Proprio il calore è il carburante dei temporali, che per così dire fanno il pieno nel corso della giornata per scatenarsi in genere nel tardo pomeriggio o, nel caso di territori come la Bergamasca verso sera, con fronti che scendono dalle valli (e in quel caso sono nubi da sollevamento dell’umidità). Essendo molto aumentata la quantità di calore disponibile, i temporali si formano più facilmente e sono più violenti. Se una volta c’erano dieci temporali oggi ce ne sono cento, se una volta solo uno era forte ora ci sono cinque-sei supertemporali».
C’è anche più grandine: «Più il temporale è forte più si spinge in alto, fino a 20 chilometri di altezza. Al suo interno si formano correnti calde che entrano dal basso a elevata velocità, con il freddo l’aria umida si condensa in chicchi di grandine. Il chicco ricade ma poi viene rispinto in alto, e nel percorso raccoglie altre gocce. Una volta faceva su e giù due o tre volte, oggi lo fa per dieci, e ogni volta raccoglie sempre più ghiaccio. Per questo i chicchi sono sempre più grossi. Se li si seziona si vedono degli anelli concentrici, corrispondenti a quante salite e discese hanno fatto».
E come si può reagire? «Bisogna abituarsi perché le cose resteranno così, e chi gestisce le reti idriche dovrà regolarsi di conseguenza. È come per la temperatura: negli anni Settanta a Milano per la prima volta si raggiunsero i 36 gradi, e sembrò una cosa abnorme. Negli ultimi quindici anni sono stati ormai superati una trentina di volte, e nelle ondate di caldo i 34 gradi sono quasi la norma. I nubifragi faranno per sempre parte della nostra vita».
Ghiaccio Le correnti calde fanno risalire più volte nelle nubi la grandine, facendola ingrandire