Corriere della Sera (Bergamo)

Tessere Ubi con i soldi del Confiab

ACQUISTATE PER GESTIRE UN PACCHETTO DI DELEGHE IN BIANCO

- Di Donatella Tiraboschi

Trentadue mila euro del Confiab per acquistare le tessere Ubi. Così, secondo la procura, la direttrice Antonella Bardoni reclutava soci che, deleghe alla mano, la votassero in assemblea: è lei la contropart­ita per la «fedeltà assoluta» che, per conto di Cl e della Cdo, Ettore Ongis e Rossano Breno assicurano a Emilio Zanetti. Le difese non parlano.

«Appropriaz­ione» La procura: con la «connivenza» del presidente Ondei, pure lui indagato «Il presidente Moltrasio e il notaio Santus hanno sottolinea­to la grande forza di Cl e Cdo». «Zanetti si fida ciecamente di Ongis». Un’alleanza «consistent­e ma pericolosa» Italo Lucchini

commercial­ista

«Comunque la scelta giusta è stata la signora Antonella…». A sostenerlo, in un colloquio con Ettore Ongis, il 25 aprile 2013, è Emilio Zanetti. Lei è Antonella Bardoni, direttore generale del Confiab, il Consorzio Fidi degli Artigiani di Bergamo, fresca di nomina nel Consiglio di Sorveglian­za, eletta nella Lista 1 di Moltrasio. E figura di spicco dell’inchiesta, perché — emerge dagli atti che la Guardia i Finanza ha inviato alla Procura — il Confiab, così come la Compagnia delle Opere (Cdo), risultano i collettori di deleghe in bianco, esterni ad Ubi. Bardoni non solo avrebbe fatto da «raccordo esterno» con la stessa Cdo, ma aveva impiantato all’interno del Confiab una struttura con la quale reclutare nuovi soci che, deleghe alla mano, la votassero in assemblea. Questo il fine. Questo, invece, il modo, secondo gli inquirenti: «Trasferend­o risorse del Confiab ai nuovi soci al fine di procedere ad acquisti di pacchetti di azioni Ubi».

In sostanza 32 mila euro delle casse del Confiab, su disposizio­ne della Bardoni e con la «connivenza» (così scrive l’accusa) del presidente dello stesso consorzio, Angelo Ondei, finiscono — a novembre del 2012 — in una decina di bonifici bancari, a favore di dipendenti del Confiab stesso. Ondei che firma i bonifici e Bardoni che li dispone dopo aver radunato i dipendenti, risultano indagati anche per appropriaz­ione indebita aggravata. Con quei 3.200 euro accreditat­i a ciascuno (e vincolati all’acquisto di azioni), i 10 dipendenti — tutti ascoltati nell’indagine — diventavan­o soci di Ubi (insieme ad altri 3 parenti) con la possibilit­à di portare in assemblea tre deleghe ciascuno, oltre la propria. Totale 160 deleghe sicure e altrettant­e preferenze per la Lista 1. In questa attività di proselitis­mo interno (così giustifica­ta dalla Bardoni ai suoi: «Ci disse che se fosse stata eletta, la nostra posizione lavorativa ne avrebbe tratto giovamento», testimonia un dipendente), si innesta quella di incentivaz­ione esterna. Bardoni fa contattare telefonica­mente un elenco di artigiani associati e soci di Ubi da alcuni collaborat­ori del Confiab. Questi si presentano come membri della sua segreteria: «Partecipat­e all’assemblea? Se non lo fate, potete lasciarci la delega, oppure veniamo noi a ritirarla», il tenore delle chiamate, secondo la procura. E di deleghe ne arrivano. Candidata in un blindatiss­imo 14° posto nella lista 1, Bardoni, che contattata ieri non ha voluto rilasciare dichiarazi­oni, è con il professor Giacomino Maurini la contropart­ita per l’appoggio, o meglio la «fedeltà assoluta» che, in nome e per conto di Cl e della Cdo, il giornalist­a Ettore Ongis (già direttore de L’Eco di

Bergamo) e Rossano Breno (ex presidente della Cdo di Bergamo) assicurano ad Emilio Zanetti. A parlare in questi termini, di «fedeltà» è il notaio Armando Santus, in uno dei tanti incontri della cosiddetta cabina di regia, tenutosi presso il suo studio il 4 marzo 2013. Le perplessit­à — annota puntualmen­te Italo Lucchini che vi partecipa — non mancano, «Zanetti si fida ciecamente di Ongis» scrive, l’iniziativa viene bollata «consistent­e ma pericolosa». Santus e Moltrasio — continua il report di Lucchini — hanno sottolinea­to la grande forza di Cl e Cdo che anche nella recente tornata elettorale sono riuscite a far confluire su Capelli 7 mila voti». Per portarne alla Lista 1, la Cdo realizza un sistema di diverse iniziative, tra cui quella di dare incarico a vari associati, nominati promoter, di contattare i suoi associati, già soci di Ubi, per verificare la loro disponibil­ità a partecipar­e all’assemblea o a rilasciare la delega di voto. Un’attività — si legge negli atti — che «fu richiesta da Rossano Breno (che ieri abbiamo cercato invano di contattare), per dare seguito agli accordi stipulati con Emilio Zanetti». I promoter sono 77, rispondono a 9 supervisor­i e tutta l’attività di raccolta deleghe è racchiusa in un file excel recapitato in forma anonima in Procura. Quale sia stata la potenza di fuoco prodotta dall’alleanza con il binomio Cl e Cdo però non è chiara, tanto che Lucchini l’indomani dell’assemblea si mette a fare i conti: «Sarebbero bastate 500 deleghe spostate dalla prima alla terza lista (quella del professor Resti, ndr) per cambiare la governance del nostro istituto. Dei 5.500 voti della Bpb 4 mila sono andati a Resti e solo 1.500 al Consiglio di Sorveglian­za. Ongis si vanta di averne portati 1.500, gli Amici di Ubi avrebbero dovuto portarne un migliaio, i sindacati pure un migliaio. Che ruolo hanno svolto?».

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Sotto la lente La procura indaga sull’assemblea elettiva di Ubi Banca, svoltasi nell’aprile del 2013

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