«Non ce l’avrei fatta senza la forza di mia madre»
Leonardo Spinazzola quasi sviene sulla sedia. Ha appena terminato di pranzare al centro Bortolotti, dopo l’allenamento mattutino. Massacrante. Ha gli occhi stanchi: «Ogni giorno ci distrugge, ma va bene così perché alla domenica la gamba non cede mai e hai voglia di dimostrare che tutta la fatica della settimana è servita a qualcosa». Uno dei segreti dell’Atalanta che assapora il profumo di Champions è la preparazione. Anzi, a sentire parlare Spinazzola, sembra che il lavoro sul campo a Zingonia sia l’unico. E si comprende ancora di più lo sfogo di Gasperini contro lo stage della Nazionale che ha distolto per tre giorni 7 suoi ragazzi da quel tipo di lavoro. Torniamo a Spinazzola. Lei è uno che può giocare ovunque.
«Tranne in porta, da centravanti e da difensore centrale. Poi sono stato schierato ovunque. L’anno scorso a Perugia, Bisoli, oltre ad avermi fatto crescere nella concentrazione e nella “testa”, mi ha inventato terzino: è il ruolo che forse prediligo perché ho abbastanza campo davanti per allungare la falcata. E pensare che da piccolo ero attaccante esterno».
Ha cominciato da titolare, poi panchina, e poi ancora da titolare. Domenica chissà. Non è logorante?
«No. L’importante è essere pronti fisicamente e con Gasperini tutti lo siamo perché anche coloro che non giocano sono stimolati a dare il massimo. Mentalmente non ho problemi perché qui il gruppo è fantastico. Stiamo insieme sette, otto ore al giorno e i rapporti si cementificano (spunta Conti e chiede se ceneranno insieme, Spinazzola acconsente, ndr)».
Parliamo del momento magico. Date l’impressione di correre molto, ma siete ultimi per chilometri percorsi in Serie A.
«Forse è il modo di giocare che ci fa fare meno chilometri». E quale sarebbe?
«Tatticamente il mister ci chiede di essere aggressivi appena perdiamo palla, di schiacciare gli avversari nella loro tre quarti. È un concetto che molti tecnici fanno proprio, ma Gasperini è uno dei pochissimi a saperlo tradurre in campo». È solo questo?
«No, è un uomo molto attento anche al lato “personale”. Ci parla spesso, dà consigli e ci insegna singolarmente. Ad esempio con me insiste molto sul modo di affrontare il mio diretto avversario». Momento amarcord.
Quando ha iniziato a giocare a calcio?
«Da sempre. Volevo entrare in squadra già a 4 anni, ma ho dovuto aspettare fino a 6». Alla Virtus Foligno. Poi il passaggio a 14 anni a Siena.
«All’inizio è stato difficile. Ricordo di aver subìto un infortunio alla caviglia e di essere stato fermo due mesi. Appena rientrato, ecco uno stiramento. Ho chiamato i miei perché volevo tornare a casa». E?
«Mia madre mi ha chiesto di pensarci bene perché probabilmente non avrei avuto un’altra possibilità di diventare calciatore. Per fortuna l’ho ascoltata» In carriera ha avuto altri momenti di difficoltà?
«Sì, quando la Juve mi spedì in B in prestito a Empoli e Lanciano. Non giocavo molto e all’epoca pensavo che non sarei mai riuscito a esprimere le mie potenzialità».
La Juventus è ancora proprietaria del suo cartellino. Nel 2012 ha vinto un Viareggio ed è stato eletto miglior calciatore del torneo. Non ha mai pensato alla prima squadra bianconera?
«Era impossibile passare dalla Primavera alla prima squadra. Nemmeno Marchisio e Giovinco ci sono riusciti. Rimane comunque un sogno». Cosa fa Spinazzola una volta a casa?
«Passeggio con il mio cane e sto con la mia ragazza quando mi raggiunge da Foligno. Altrimenti Playstation, serie tv e musica, latino e hip-hop. Ultimamente sono fissato pure con lo spagnolo e sto prendendo lezioni dal Papu Gomez». Prende anche lezioni social dal Papu?
«No, i social non mi piacciono per niente. Non amo mettere in piazza gli affari miei... (ride, ndr). Stavo pensando che se il Papu continua così su Instagram e Facebook per lui potrebbe diventare un secondo lavoro».
Difficoltà Due infortuni in pochi mesi. Volevo lasciare. Fu lei a dirmi: non avrai più un’altra occasione Terzino È il mister che mi ha inventato così: è il ruolo che prediligo, riesco ad allungare la falcata