Sbarchi senza fine in arrivo altri 120 profughi
Anci: a Bergamo 900 migranti in più nel 2017 In Lombardia l’incremento sarà di 4.600 L’assessore Bordonali: numeri insostenibili
Nel ponte di Pasqua sulle coste italiane sono sbarcati circa 8.500 migranti. Stando alle quote di ripartizione, in Bergamasca ne dovrebbero arrivare 119. Polemica dell’assessore regionale Bordonali.
Mille-duecento-sessantasette a Messina, 1.181 a Catania, 816 a Cagliari, «solo» 477 a Palermo. Se la matematica non è un’opinione, si fa presto a calcolare quanti richiedenti asilo scenderanno dai pullman in via Noli, nei prossimi giorni. Il 18 aprile 2015, nel canale di Sicilia una nave eritrea andava a fondo portando con sé 700 migranti. Il numero non può essere che una stima, perché di certo, di quella strage, ci sono soltanto i corpi dei superstiti (28) e quelli delle vittime (58). Due anni dopo, nel ponte di Pasqua che si è appena concluso, sulle coste italiane hanno messo piede 8.500 persone. E altre stanno sbarcando in queste ore. Significa che in Lombardia, dove viene dirottato il 14% degli arrivi, dovrebbero essere sistemati in 1.190 e in provincia di Bergamo, con il suo 10% di quota-accoglienza, in 119.
Previsioni, per ora. E polemiche a ogni latitudine. In attesa che l’onda raggiunga le nostre, di frontiere, in Lombardia la leghista Simona Bordonali, assessore regionale a Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, rispolvera l’accordo sottoscritto a dicembre da Anci e ministero dell’Interno sul piano nazionale di ripartizione dei richiedenti asilo. Lo riprende e va dritta alle tabelle. Nella Bergamasca, dove oggi le strutture convenzionate con la prefettura ospitano 2.449 richiedenti asilo e sono al completo, l’Anci aveva ipotizzato di raggiungere 3.353 presenze. Novecento in più. In tutta la Regione, da 23.700 a 28.300. «È una cifra insostenibile, per un costo di 1 milione di euro al giorno — attacca Bordonali —. Il piano di ripartizione tiene conto solo del numero di abitanti della Lombardia e non del fatto che nella nostra regione vivono già oltre 1,3 milioni di immigrati, ossia il 13% della popolazione contro una media nazionale dell’8%». Vero. Comunque, avanti di questo passo, le cifre dell’Anci rischiano persino di essere per difetto. Il dato di partenza è di 200 mila sbarchi in un anno per 60 milioni di abitanti. Prima di questa Pasqua di coste sotto assedio, gli arrivi erano già aumentati del 23,8%: tra il primo gennaio e il 12 aprile, 26.989 contro i 21.800 del 2016. In compenso, per ora, sembrano in calo i minori. Nel 2015 sono stati 12.360. Nel 2016, 25.846. Fino al 12 aprile, 3.557, cioè in proporzione più o meno la metà del boom dello scorso anno. «Faremmo tutti a meno di questo problema — ribatte Graziano Pirotta, presidente del dipartimento Welfare e Immigrazione dell’Anci Lombardia e consigliere comunale a Canonica d’Adda —, soprattutto delle cause che spingono i migranti a raggiungere il nostro Paese: fame, guerre, povertà. Purtroppo però dobbiamo fare i conti con la realtà e finché la legge è impostata in questo modo cercare di governare al meglio il fenomeno». Anci aveva ipotizzato una distribuzione più equa dei richiedenti asilo nei vari Comuni
La Regione invece di polemizzare dovrebbe fare la sua parte. Va cambiato il sistema all’origine con una nuova legge Graziano Pirotta Anci
Le percentuali In Lombardia viene dirottato il 14% dei migranti. Di questi, il 10% a Bergamo
attraverso il sistema Sprar. «Invece di fare polemiche — ribatte Pirotta —, la Regione dovrebbe fare quantomeno la sua parte, quella di coordinamento tra le amministrazioni». Secondo Pirotta, «è necessario modificare le norme. Il progetto di legge presentato dai Radicali, da don Virginio Colmegna e da Giorgio Gori è un’opportunità per sistemare le cose all’origine». Nell’attesa, la prefettura dovrà sbrigarsi a trovare nuove via Gleno.