Corriere della Sera (Bergamo)

Estorsione all’amico conosciuto in chat

È andato a riscuotere con la mamma. Lui, 20 anni, è stato arrestato. Lei denunciata

- Di Giuliana Ubbiali

Ariscuoter­e i soldi è arrivato con la mamma. Lui è stato arrestato e lei è stata denunciata. Entrambi, casa a Bergamo, per estorsione a un commercian­te di Rho. Lui e il giovane si erano conosciuti in chat e poi si sono incontrati in un motel di Villa di Serio. «Vuoi la verità? Sono minorenne, paga», le minacce del giovane. Una bugia, perché ha 20 anni. L’uomo ha pagato 1.500 euro, ma poi si è rivolto alla polizia.

«Vuoi sapere la verità? Il passaporto che ho usato al motel è falso, sono minorenne». La frase fa gelare il sangue, perché annuncia grossi guai. E ancora: «Pensi che sia un ricatto? Io non ho nulla da perdere». Via WhatsApp e tramite chiamate al telefonino, a un commercian­te quarantenn­e di Rho, Milano, sono arrivate parole di questo tenore da parte di un ragazzo bosniaco che vive con la mamma in via Borgo Palazzo, a Bergamo. L’età se l’era inventata, perché di anni ne ha 20. Ma il retroscena no. Lui e il commercian­te si sono incontrati davvero, in un motel di Villa di Serio, per scopi sessuali. Solo che alla fine il ragazzo, S.D., è finito in carcere, a San Vittore, con l’accusa di estorsione aggravata e continuata, e la mamma, S.H., 50 anni, è stata denunciata per concorso, mentre il commercian­te è la sua vittima, sempre che le accuse vengano confermate (il giovane darà la sua versione al gip).

I due si sono incontrati in chat, su siti per uomini. Si sono scambiati informazio­ni per conoscersi meglio, poi è scattata la decisione di vedersi. Così è stato. Il commercian­te ha raggiunto il ragazzo a Bergamo, in città. Poi insieme hanno cercato un motel in provincia per stare in intimità. Il ventenne deve avergli raccontato una storia di difficoltà economiche familiari, perché alla fine della serata il quarantenn­e gli ha dato 200 euro per aiutarlo. Non si sarebbe mai aspettato quello che è successo nei giorni successivi. I 200 euro sono stati solo l’inizio di una serie di elargizion­i. Se la prima è stata un dono, le altre sono state un ricatto, almeno secondo l’accusa. È seguita la richiesta di 500 euro, accompagna­ta dal messaggio «se non mi dai i soldi, ti faccio andare in galera». Il commercian­te aveva visto il passaporto del ragazzo in albergo: maggiorenn­e, tutto regolare, nessun problema per la struttura. Ma il giovane ha iniziato a dirgli che il documento era falso, che avrebbe detto tutto alla madre e lo avrebbe denunciato. In quel momento 500 euro sono sembrati la via d’uscita più indolore, invece hanno alimentato le richieste successive. Altri 1.000 euro, versati come la prima tranche tramite money transfer, poi altri 1.000. Il commercian­te ha capito che non sarebbero mai bastati, è andato al commissari­ato di Rho-Pero e ha raccontato tutto: «Sono convinto che sia maggiorenn­e, così si era presentato e ho visto il documento», ha detto loro. I poliziotti, che hanno acquisito i messaggi, gli hanno creduto e hanno organizzat­o la trappola. Il quarantenn­e ha finto di voler dare altri soldi al ragazzo, ma stavolta gli ha dato appuntamen­to alla stazione di Rho. Lì c’erano anche gli agenti, spuntati alla consegna. Il ventenne era arrivato in treno, con la mamma, che alla vista della polizia ha cercato di allontanar­si. Ai polsi del figlio, che è rimasto in silenzio, sono scattate le manette.

Bugie e la mamma Il ragazzo in realtà ha 20 anni. La madre è stata denunciata per concorso con lui

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