Remer, parla Marino: «Per i playoff servirà più cattiveria»
Parla Marino dopo aver guadagnato la fase finale con la Remer, mettendo fine a un periodo di crisi «Serve cattiveria, voglia di combattere e dare sempre il massimo a costo di qualche contatto duro»
Nel momento più delicato, a un passo dal burrone, ecco spuntare la miglior partita della stagione, e forse della carriera biancoblù di Tommaso Marino. Dopo 7 sconfitte nelle 8 partite precedenti, Treviglio doveva aggrapparsi all’orgoglio per non vanificare un’ottima annata. A indicare la strada maestra, nella vittoria per 84-70 contro Latina che ha permesso di guadagnare il pass per i playoff, ci ha pensato il play senese, capace di brillare pur essendo lontano dal 100% della condizione: «Il mio problema al ginocchio non è grave ma è un’infiammazione che non guarisce finché non ti fermi — spiega senza darci troppo peso —. Ho fatto terapie che però funzionano solo nel breve periodo. Ho sentito dolore soprattutto dopo l’intervallo ma poi mi sono sbloccato». 37 di valutazione in 37 minuti con 8/11 al tiro. Un salto di qualità notevole considerando il 38,2% dal campo nelle 8 gare della crisi: «Ero molto agitato prima della palla a due e non mi succede quasi mai. Era una partita di quelle “O si vince o si va al mare”. Non avevo belle sensazioni ma sono felice di essermi sbagliato. Mi sono entrati i primi tiri, ho preso fiducia e non ho più sentito il dolore».
La sua gara è stata notevole anche in difesa su un cliente scomodo come il folletto statunitense Deshields che ha sbagliato 9 dei 12 tiri tentati: «Mi stimola giocare contro giocatori forti, soprattutto americani. Spesso spendono una parolina in più, e mi piace rispondere alle provocazioni nel limite del consentito». La Remer ha guadagnato il pass per i playoff con una giornata d’anticipo ritrovando quella compattezza che l’aveva proiettata ai vertici del girone Ovest a inizio 2017: «Siamo andati in campo davvero disposti a tutto, anche a qualche contatto duro. Abbiamo avuto più cattiveria e voglia di combattere di loro. Mi ricordo che in una riunione in spogliatoio ho detto a tutti: “Non voglio più sentire dire che bisogna vincere per forza. È una frase che mette in crisi una squadra giovane come la nostra. Bisogna andare in campo, fare a cazzotti e vedere come va. Usciremo tutti per 5 falli? Bene, almeno abbiamo dato il massimo».
Nelle settimane precedenti nello spogliatoio si era materializzata la paura di aver rotto definitivamente l’incantesimo: «Ne avevo il terrore. A cavallo tra dicembre e gennaio si respirava una magia che non avevo mai sentito prima in carriera. Pensavamo che qualunque tiro potesse diventare un canestro. Per un attimo mi era persino balenata l’idea di arrivare primi, ci sentivamo onnipotenti. Ho pensato che era il nostro anno, che potessimo diventare come il Leicester di Ranieri». La favola però si è annacquata in fretta: «Siamo tornati sulla terra, ma è stato più pesante del previsto. E per cercare di cambiare la situazione abbiamo organizzato una cena tra veterani. Ci siamo trovati io, Rossi, Sorokas e Sollazzo e ci siamo detti tutto in faccia, anche le cose più piccole tipo: “Perché quel giorno non mi hai passato la palla che ero libero?”. Quel confronto ci è servito, è stata una prova di maturità». A fine marzo è arrivato un segnale di fiducia della società con il rinnovo di Vertemati fino al 2020: «Mi aspettavo che Treviglio gli mettesse le catene al collo e credo che sia il migliore allenatore che io possa avere. Dall’altra parte pensavo che ricevesse delle chiamate importanti: lui è un allenatore di Serie A, forse però adesso non esiste una società disposta a pianificare un progetto alla sua altezza. Mi dispiace per Adriano ma sono contento per me, senza di lui mi mancherebbe la terra sotto i piedi perché è in grado di farmi migliorare anche a 31 anni».
Treviglio ora attende di conoscere l’avversaria del primo turno dei playoff. Marino non ha dubbi nell’esprimere una preferenza: «Vorrei affrontare la Virtus Bologna, perché a Treviso e Trieste ho già giocato. Non è una scelta dettata dal valore della squadra ma sogno un colpo in trasferta di fronte ai 5-6000 spettatori della Unipol Arena».
Sul coach Sono felice del rinnovo di Vertemati, senza di lui mi mancherebbe la terra sotto i piedi