Saviano si riappacifica con Bergamo: avete costruito l’Italia
Donizetti sold out. L’ammirazione e la trepidazione dell’attesa (prenotazioni esaurite in poche ore con studenti a frotte e ritardo secco di una mezzoretta) di un teatro adorante che non vede l’ora di sentirlo parlare, rimettono tra Saviano (nella foto) e Bergamo, le cose in chiaro, al loro posto. Perché, è dal Ferragosto di due anni fa, che tra lo scrittore e la città c’era di mezzo un malinteso da chiarire. Quello della Bergamo «che fa finta di niente». La vicenda «ignorata» secondo Saviano è quella raccontata nel suo libro «ZeroZeroZero» , di Pasquale Locatelli da Brembate Sopra, detto il «Mario di Madrid», il «più grande broker di cocaina d’Europa», oggi al Gleno con 26 anni da scontare per traffico internazionale di droga. L’etichetta della Bergamasca «terra d’omertà e di complicità» appioppata da Saviano su «Repubblica non era andata giù a parecchi, sindaco Gori in primis che chiarì fin da subito come l’aver dato i natali ad un bandito non fosse ragione sufficiente per tacciare così un intero territorio. Da lì l’invito, diventato presto social. «Saviano, faccia la cortesia e venga a trovarci, scoprirà quanta gente a Bergamo si batte per la legalità», lo aveva invitato Gori, ieri sera in prima fila. «Ora è qui con noi», mette il punto il sindaco. Saviano per la prima volta a Bergamo, superstar: detto, fatto grazie allo sforzo premiante della Fiera dei Librai. Chi ha letto il suo ultimo libro, e in tanti lo stringono nella speranza di un autografo, dicono: ce lo siamo bevuto. È La Paranza dei bambini, giovani criminali senza avvenire che si muovono in una città fantasma in cui «non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano». E i ragazzi di Bergamo, 180 da diversi scuole ascoltano. Senza il filtro di iPhone, piattaforme social, le parole si imprimono di una forza evocativa. Saviano saluta, sorride: «È bellissimo essere qui, ci legano le due città, la mia, la vostra; il cemento, gli edili casertani e bergamaschi hanno costruito l’Italia». Poi il senso del libro, della lettura. Cuore e testa aperti. Chissà se un teatro silente e attentissimo sarà bastato a far ricredere lo scrittore. Perché Bergamo ha dato sì i natali al Mario di Madrid, ma anche al Giacomo di Zogno e al Francesco di Spirano, che ieri erano in platea ad ascoltarlo. Gente che nel garage, pesante una tonnellata ha giusto la macchina e gli attrezzi per il giardino e che l’unica Dea che conosce è l’Atalanta. E non la Dea come Drug Enforcement Administration, la task force degli stupefacenti americana che aveva dato la caccia al Mario di Madrid in mezzo mondo.