Lo screening delle aziende bergamasche che hanno già puntato sul Dragone e la Settimana dell’innovazione
La mappa dell’Università per investire in Cina
Gettare il cuore produttivo oltre le Mura verso la Grande Muraglia e approdare in province dai nomi difficili, quasi impronunciabili, come TianJin, Jangsu o Guangdong, a migliaia di km da Bergamo. In Cina. Una decina di pmi manifatturiere bergamasche che lo hanno fatto, spinte dall’esigenza di ridurre i costi di produzione e di manodopera oltre che i tempi di consegna sul mercato asiatico, riconoscono di avere centrato gli obiettivi. Non solo in termini di fatturato, ma anche di valorizzazione del marchio su scala internazionale, al netto di (prevedibili) problematiche di natura culturale, organizzativa e buminare, rocratica. Alla vigilia del consueto appuntamento autunnale, la «Science, Technology & Innovation Week» che, nell’alternanza annuale, quest’anno si terrà in Cina dal 13 al 17 novembre, l’Università di Bergamo rivela in uno studio preli- sotto l’egida del prorettore Sergio Cavalieri e di Vittorio Zanetti, lo screening di alcune realtà bergamasche che hanno fatto il «grande salto».
Ne è uscito uno spaccato — seppur parziale, perché le pmi orobiche che intrattengono rapporti con la Cina si contano a decine — comunque interessante, con risposte tutt’altro che univoche ma che identificano, proprio grazie alle esperienze analizzate, approcci strategici ed operativi di valore. «L’imprenditore interessato alla Cina — spiegano i ricercatori — deve interrogarsi su più fronti. La scelta del modello organizzativo, la riconfigurazione della filiera, le attività di formazione e la protezione della proprietà intellettuale». Le soluzioni, ai vari problemi, ci sono e vanno dal dialogo più stretto con i dipendenti all’inserimento di figure cinesi nel management per finire con gli incentivi motivazionali (tutto il mondo è paese), ma le prospettive non mancano. Perché la Cina (con un export lombardo che è cresciuto del 5,5% anno su anno, pari ad un valore di 3,6 miliardi di euro) non è più quella di 10 anni fa.
Per questo, in una chiave pratica e poco dogmatica, è proprio il professor Cavalieri ad indicare nella «Settimana» una concreta possibilità di conoscenza diretta delle opportunità di un’internazionalizzazione con gli occhi a mandorla. Tanto più che a Bergamo opera il Centro per il Trasferimento Tecnologico Italia-Cina che, attraverso la segreteria, può favorire la creazione di partenariati scientifici ed industriali. Insomma, una agevolazione in più proprio per il territorio bergamasco anche a supporto dell’evento istituzionale che, a novembre, si articolerà in tre tappe. Le aree tematiche sono una quindicina, con l’opportunità di incontri dedicati tra potenziali clienti o partner cinesi. Le iscrizioni scadono il 15 ottobre.