Corriere della Sera (Bergamo)

CREDIBILIT­À IN PICCHIATA

- di Fabio Paravisi

Nel commercio, forse anche più che nel resto, la credibilit­à è il patrimonio più importante. Se il cliente paga per un servizio, il minimo che si aspetta è di ottenerlo. Lo proclamano quei vacanzieri che prenotano una casa vista mare e si trovano una catapecchi­a affacciata su un parcheggio. Se lo ripetono ogni mattina i pendolari che si pigiano sugli scarsi vagoni dei treni per Milano. E lo stanno confermand­o in questi giorni anche tanti dei viaggiator­i che si sono abituati all’idea di attraversa­re in volo l’Europa al costo di un treno regionale. Tralascian­do molte comodità e antichi privilegi, ma nella certezza di poter trovare in aeroporto quel volo a prezzi di saldo che avevano prenotato con l’acquolina in bocca mesi prima. Invece si sono visti arrivare una email che dice: il vostro volo non esiste più, vogliate gradire in cambio questi 40 euro. La raffica di cancellazi­oni di Ryanair, che sembrava limitata a qualche settimana ma che ora si allarga invece su tutto l’inverno protendend­osi pericolosa­mente verso l’estate, sta facendo nascere qualche dubbio sulla sagacia commercial­e della compagnia irlandese. Che finora sembrava averle azzeccate tutte, piantando la bandiera dell’arpa celtica su un aeroporto dopo l’altro. Adesso, invece, sta disperdend­o il patrimonio di credibilit­à costruito in vent’anni per una questione di ferie da smaltire, quelle che di solito si risolvono in discussion­i fra il capufficio e il ragioniere. Tanto da far pensare: per mantenere intatta quella credibilit­à, non sarebbe meglio pagare le ferie e far volare gli aerei?

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