Frizza, direttore nella «bottega» di Donizetti
Nel nome di Gaetano Donizetti si è celebrato un matrimonio artistico ieri a Palafrizzoni, in sala Caccia, per dare «a Gaetano quello che è di Gaetano», dichiara il direttore d’orchestra Riccardo Frizza, bresciano, classe 1971 e novello sposo della Fondazione Teatro Donizetti. L’ente di diritto pubblico lo ha scelto come direttore musicale, ruolo che ricoprirà sino al 2020. A tirare le fila di questa proposta è stato Francesco Micheli, che già due anni fa, nelle vesti di regista, lo coinvolse nell’Otello, richiamandolo lo scorso aprile per la Lucia di Lammermoor in scena alla Fenice. «Frizza è un campione del belcanto e un uomo di teatro. Grazie a lui ho capito una cosa che è sola di Donizetti, il recitativo. Avevo bisogno che quel laboratorio continuasse, così l’ho chiamato per mettere in gioco una triangolazione: io come direttore artistico, Paolo Fabbri scientifico e Frizza musicale — spiega Micheli —. La sfida della Fondazione è recuperare il fare bottega per riscoprire l’arte donizettiana».
Le sue parole virano poi alla situazione critica della lirica, relegata a «riserva indiana», e ai giovani dai 18 ai 30 anni, che «faticano a leggere un libro, andare al cinema o a teatro — prosegue il direttore artistico —. Ma ereditiamo un patrimonio immenso. Questo gruppo di lavoro ambisce a unire i due poli, perché Donizetti è un patrimonio vivo che la gioventù deve conoscere». Micheli rintraccia il perché della poca notorietà donizettiana: «Era troppo avanti per vena sperimentale. Esplorò nuove vie poi lastricate da altri, come Verdi, o insabbiate. Il nostro compito è recuperare le origini». Da quest’anno il festival Donizetti Opera, alla seconda edizione, annualmente presenterà un’opera donizettiana che compie duecento anni, riscoprendone
La sfida della Fondazione è recuperare il fare bottega per riscoprire l’arte donizettiana. Frizza è l’uomo giusto Francesco Micheli Direttore artistico
le specifiche vocalità, orchestrazione e teatralità, «oggi lontane dall’essere messe a fuoco», dice Micheli.
Compito di Frizza sarà quello di «garantire che la pagina scritta sia tradotta in musica e teatro senza tradire la sostanza delle opere donizettiane, per il 90% delimitata dalla partitura, il resto è lasciato all’interprete», afferma Fabbri, direttore scientifico della Fondazione, a cui spetta il compito di recuperare le edizioni critiche e produrle secondo il quid donizettiano, «simile alle bellezze del giardino e all’utilità dell’orto», aggiunge, ispirandosi alle decorazioni di Sala Caccia.
Riccardo Frizza, a cui va «il pieno supporto della Fondazione — dichiara Massimo Boffelli, direttore dell’ente —, riconoscendone competenza e passione», ha firmato un contratto biennale per il 2018 e 2019 e dato disponibilità anche per il 2020. Dal curriculum invidiabile, ha diretto anche Sondra Radvanovsky al Met in Maria Stuarda, appassionato di Donizetti, specie delle ultime opere, tra i suoi compiti avrà quello di dirigere almeno un’opera sinfonica e/o operistica all’anno, scegliere il cast vocale insieme a Micheli, garantire la qualità musicale dell’orchestra e coro, che suoni secondo la vocalità donizettiana, creare un team coeso all’interno del teatro, «individuare i direttori d’orchestra che vogliano sposare la nostra idea interpretativa, che arriva dalla partitura e dalla ricostruzione scientifica — dice Frizza
Internazionale Frizza ha diretto anche Sondra Radvanovsky in Maria Stuarda al Metropolitan Opera
—. Ho accettato questo ruolo perché non è ancora maturo il tempo di ascoltare Donizetti. In Lucia di Lammermoor andrebbe tolta la cadenza di Lucia nella pazzia, ma il pubblico se la aspetta».
E aggiunge: «Bergamo deve essere da esempio per tutti i teatri per dare a Gaetano quello che è di Gaetano. Per il mondo c’è voglia di belcanto e amore per Donizetti, anche se non ce ne rendiamo conto». Soddisfatto l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti: «Il teatro non ha mai avuto un direttore musicale — dice —. La scelta è stata fatta pensando alla riapertura del Donizetti e all’affermazione del festival a livello internazionale. Mi piace pensare che quando Frizza dirigerà in grandi teatri italiani e mondiali porterà anche un pezzo della nostra città».