Dal Borgo d’oro agli Usa nell’equipe del Nobel
Laura Cadonati ha partecipato dagli Usa alla ricerca sulle onde gravitazionali
Un pezzo del Nobel per la Fisica per la scoperta delle onde gravitazionali è anche suo. Laura Cadonati (foto), 46 anni, da Borgo Santa Caterina, dal 2002 negli Usa, è nell’equipe che ha lavorato alla scoperta. «Mi sono svegliata alle 5 per l’annuncio — racconta —. Tanta emozione e qualche lacrima».
Ha puntato la sveglia per le 5.45, ma alle 5 era già in piedi e si è piazzata davanti alla diretta Internet da Stoccolma. Non capita tutti i giorni di vincere il Nobel. O meglio, di partecipare alla ricerca alla quale è stato assegnato il più prestigioso premio per la fisica. Laura Cadonati, 46 anni, di Bergamo, è fra i 1.500 ricercatori di tutto il mondo che hanno collaborato allo studio che ha dimostrato l’esistenza delle onde gravitazionali, coordinate dai vincitori Kip Thorne, Barry Barish e Rainer Weiss.
«Era stato proprio Weiss a farmi il colloquio di assunzione al Mit di Boston nel 2002 — ricorda —. Avevo cominciato come analista dei dati, ora sono il viceportavoce del progetto Ligo, l’Osservatorio di onde gravitazionali con interferometro laser». Nel suo ufficio al Georgia Institute of Technology è ancora mattina presto e sta per uscire per festeggiare con i colleghi: «Non nego che ci aspettavamo il premio — ammette —. Anzi, lo scorso anno c’era stata un po’ di delusione per non averlo vinto, ma la scoperta era stata pubblicata un po’ tardi per i tempi del Nobel. Stavolta eravamo quasi sicuri. L’annuncio è stato un’emozione fortissima, e c’è scappata anche qualche lacrima. Poi ho cominciato a scambiare messaggi con i colleghi
del Mite del C al Teche con quelli di tutto il mondo attraverso sms e social network, è stata una grande onda di festeggiamenti per un grande lavoro collettivo».
Parla con accento americano, pensa in inglese e traduce in italiano, chissà se il bergamasco lo ricorda ancora. Nata in Borgo Santa Caterina, ha vissuta per 14 anni a Pedrengo e ha lasciato l’Italia da molti anni. Figlia di un fisico delle particelle del Cern di Ginevra e di una professoressa di italiano, si è laureata alla Statale di Milano con una tesi al labora University
torio del Gran Sasso sui neutrini solari con il bergamasco Gianpaolo Bellini, e ha conseguito il dottorato a Princeton. Ha iniziato a lavorare al Ligo al Mit, per passare nel 2007 alla of Massachussetts e nel 2015 al Center of Relativistic Astrophisics del George Tech di Atlanta, dove vive con il marito e i tre figli: «A Bergamo torno ogni tanto per visitare i genitori che vivono in città e mi accorgo che mi manca». Proprio un anno fa era stata a BergamoScienza per spiegare l’importanza della scoperta avvenuta nel settembre 2015 e confermata dopo cinque mesi di analisi.
Come capo del Ligo Data Analysis Council e del gruppo che lavora alla rilevazione delle onde gravitazionali, sotto i suoi occhi scorrevano i numeri che davano ragione alle teorie di Einstein: «Era stata la più grande emozione che ci potesse essere. Poi abbiamo dovuto fare mesi di controlli con l’emozione che aumentava sempre più». Ora c’è giusto il tempo per godersi la vittoria e magari seguire la prossima diretta, quella della consegna del premio. Poi si torna al lavoro: «Stiamo per realizzare nuovi rilevatori in Giappone e in India. Con la nostra scoperta nasce un nuovo modo di fare astronomia e astrofisica. Puntiamo a rilevare nuove sorgenti di onde gravitazionali e comprendere come evolve la materia. Ci sono ancora tante cose da capire».
La scoperta Cambia tutto il modo di fare astronomia: c’è ancora tanto da capire
Laura Cadonati