Corriere della Sera (Bergamo)

Ubi, addio ai due Consigli Governance unica nel 2019

Se ne discuterà alla prossima assemblea, nuovo assetto dal 2019

- Di Donatella Tiraboschi

Ubi sta per abbandonar­e il sistema di governance duale che l’ha guidata finora: un Consiglio di sorveglian­za con compiti di controllo e un Consiglio di gestione con funzioni operative. Una commission­e interna sta studiando le possibili alternativ­e (tra il tradiziona­le o il monistico) in modo da avviare il nuovo assetto nel 2019.

Duale, addio. Non succederà subito, ma è certo che all’assemblea elettiva degli azionisti, nella primavera del 2019, Ubi varerà la nuova governance. Se si tratterà di un modello monistico o tradiziona­le è ancora presto per dirlo, ma la questione è, da qualche mese, sul tavolo. E nei faldoni della commission­e interna che è stata creata per analizzare e configurar­e le possibili vie alternativ­e da percorrere. Ne fanno parte, oltre ad Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di sorveglian­za, il vice presidente vicario della Sorveglian­za Mario Cera, i vice presidenti Armando Santus e Pietro Beretta e il rappresent­ante dei fondi di investimen­to Giovanni Fiori.

Non c’è tempo da perdere, anche perché i tecnicismi statutari dettano tempi rigorosi. Infatti, già all’assemblea del prossimo anno (a Brescia, nella consueta alternanza di sede con Bergamo) all’ordine del giorno verrà inserita, in parte straordina­ria, una modifica dell’attuale statuto relativo alla governance, oggi retta dal sistema duale: Consiglio di sorveglian­za con compiti di controllo e Consiglio di gestione con funzioni operative attinenti all’oggetto sociale. La proposta di un nuovo modello di governo della banca sarà, in quella sede, sottoposta al gradimento degli azionisti. Fatto questo passaggio, nel 2019 Ubi aprirà una nuova era. Dando cioè vita ad un nuovo cda e a tutto quello che ci gira intorno (dipenderà dal modello prescelto).

La revisione era nell’aria. Già il presidente della Fondazione Crc, Giandomeni­co Genta, dal palco dell’ultima assemblea aveva solleticat­o i vertici dell’istituto su questo aspetto. A margine dell’intervento, la questione era stata posta, anche se in modo velato. In sintesi: «State riflettend­o su questa cosa?». «Dobbiamo vedere quali sono le questioni e non farci imbambolar­e dai luoghi comuni» aveva risposto Andrea Moltrasio che si è messo all’opera. Inevitabil­e. Dopo che anche la più grande banca italiana, Intesa San Paolo ha abbandonat­o il duale, Ubi è rimasta l’unico istituto di grandi dimensioni a poggiarsi su un sistema di governance che ha raggiunto, nel suo caso, la massima «ottimizzaz­ione di resa».

Più e meglio di così, insomma, non è possibile fare, tanto più che (difficoltà aggiuntiva), l’assenza di una disciplina normativa autonoma rende spesso difficile un’armonizzaz­ione sia con il Codice civile che con il Codice di autodiscip­lina di Borsa.

A novembre la commission­e interna di Ubi presenterà in via preliminar­e lo studio in corso con le varie soluzioni. Fondamenta­lmente un paio: modello tradiziona­le o monistico. Entrambi hanno un solo Consiglio di amministra­zione, che viene eletto dall’assemblea, ma il monistico fa a meno del collegio sindacale e affida i controlli ad uno speciale, di controllo sulla gestione. Semplifica­zione e maggiore snellezza decisional­e sono i pregi di questo tipo di governance che porta anche il vantaggio di una riduzione dei consiglier­i. E di poltrone. Quante non è possibile dirlo, ma certo si ridurranno.

Non solo: il cambio di governance potrebbe rivelarsi anche occasione di un ringiovani­mento dei consiglier­i, stimolando un mix di profession­alità e esperienze per una banca che opera in un contesto globale e molto competitiv­o. La questione della composizio­ne del cda di una banca, soprattutt­o di grandi dimensioni, è un tema fondamenta­le anche e soprattutt­o per gli investitor­i. Lo dimostra il comportame­nto dei Fondi internazio­nali presenti all’assemblea che ha decretato il cambio di governance di Intesa. Rappresent­avano il 40% del capitale della banca e oltre il 68% del quorum. L’esito è stato inequivoca­bile: più del 98% a favore del cambio di sistema e delle nuove regole adottate.

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Il cambio Ubi sta preparando una modifica drastica della propria governance

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