Il nonno alpinista morto sul Farno
Costante Togni, 84 anni, è precipitato sul pizzo Farno. La nipote: la montagna era la sua passione
Costante Togni, 84 anni, è morto dopo una caduta di 200 metri.
Il pizzo Farno lo conosceva benissimo. Per la verità, Costante Togni aveva scalato quasi tutte le Alpi, e ancora, a dispetto dell’età, 84 anni, macinava salite. Con gli scarponi e con gli sci. «Il mio nonno supereroe — lo chiama Valentina, la nipote maggiore —. Dimostrava vent’anni di meno e non si riusciva a stargli dietro». La camminata di ieri, insieme a due amici, sulla cima tra la Val Brembana e la Valcanale, è stata l’ultima. Mentre si infilava lo zaino, intorno ai 2 mila metri di quota, ha perso l’equilibro, è scivolato dal sentiero e non c’è stato più niente da fare.
L’incidente è avvenuto poco dopo le 12.30, sulla via del ritorno, in territorio di Valgoglio. Un gesto banale ha tradito l’alpinista esperto. I compagni di escursione hanno raccontato ai carabinieri che Togni si è sbilanciato mentre stava rimettendosi lo zaino in spalla. Si è sporto per afferrarlo ed è rotolato oltre il sentiero, precipitando per circa 200 metri. Un attimo dopo, è scattato l’allarme al 118. Dalla base di Bergamo è decollato l’elisoccorso, ma non è bastato. Durante le operazioni di recupero, il cielo si è chiuso e non è stato possibile arrivare all’anziano. Con il supporto dell’elicottero di Como, due gruppi della VI Delegazione orobica del Soccorso alpino sono stati portati in quota. Hanno raggiunto loro, Togni, poi trasportato in volo a Clusone. La procura ha dato subito il nulla osta alla sepoltura. I familiari hanno atteso la salma all’ospedale di Piario, mentre gli amici sono rientrati con la funivia di Carona messa a disposizione dall’Enel.
La montagna era diventata la passione di Togni dopo la pensione. Ex operaio del Gres, lascia la moglie Marisa Lazzari, i due figli e i quattro nipoti. Oltre a Valentina, Nicolas, Davide e Marta. «L’anno scorso il nonno aveva avuto problemi di cuore — dice Valentina, che ha 26 anni —. Appena si era ri- preso, era ripartito, anche se noi ci preoccupavamo. Non si poteva tenerlo fermo, era una cosa bestiale. Andava due, tre volte la settimana, anche a sciare. Per me era come un nonno superman. Ed era pacifico, la persona più buona del mondo». Anche l’ex sindaco Claudio Armati lo ricorda con affetto: «Siamo andati più di una volta in montagna insieme, in paese lo chiamavamo “Ciccio”. Nonostante l’età, andava ancora come un treno. Il Farno lo conosceva bene e sulle Alpi aveva fatto tutte le cime sopra i quattromila. Era un alpinista vero».