Corriere della Sera (Bergamo)

Truffa sui fondi Ue Condannato anche il caseificio

- G.U.

Oltre ai due amministra­tori e a due consulenti, anche il caseificio Latini di Grumello è stato condannato, alla sanzione di 70.000 euro. Agli imputati sono stati sequestrat­i 447.000 euro, l’equivalent­e dela truffa dei fondi europei.

Dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, tramite la Regione, erano stati ottenuti 447.000 euro. E 447.000 euro sono stati prima sequestrat­i sui conti degli imputati e ora, con la condanna, confiscati dal giudice. Quei soldi ritenuti provento di truffa aggravata restano congelati fino a sentenza definitiva.

Per ora ci sono le condanne in primo grado del giudice Massimilia­no Magliacani: 15 mesi per Adriano e Luigi Latini, padre e figlio, 78 e 47 anni, soci amministra­tori della Latini Adriano snc, società casearia di Grumello del Monte. Stessa pena per i consulenti Claudio Miglio, 53 anni, bre- sciano ed Eugenio Pelosi, 64 anni, milanese. Tutti senza condiziona­le. Secondo il pm Fabrizio Gaverini il contributo per un nuovo investimen­to, il caseificio, è stato utilizzato per lavori già realizzati o in corso d’opera. Anche la società è stata condannata, alla sanzione amministra­tiva di 70.000 euro ma nel contesto del processo penale. E alla Regione, parte civile, vanno 100.000 euro da Adriano Latini (ne aveva chiesti 447.000 per danno d’immagine), per il quale il pm aveva invece chiesto l’assoluzion­e (per gli altri 2,8 e 2 anni) perché nelle pratiche per il finanziame­nto la sua firma non compare.

La vicenda risale al 2007. La proprietà (Innim, di Adriano Latini) sta trasferend­o lo stabilimen­to per la stagionatu­ra dei formaggi. Esce il bando per il contributo del 30% a nuovi interventi e la famiglia decide di realizzare il caseificio. È il 2008, usa gli stessi fornitori dei lavori allo stabilimen­to ma scorpora il preventivo. Pelosi cura la richiesta, Miglio verificher­à che i lavori corrispond­ano a quanto dichiarato alla Regione. Ma secondo la Finanza il bando non è stato rispettato: porte e pannelli, per esempio, erano già stati pagati prima dello scorporo; gli impianti di refrigeraz­ione presentati come due in realtà erano uno solo, per il caseificio e per la stagionatu­ra. «Tutti i lavori del caseificio sono stati eseguiti dopo la presentazi­one della domanda di finanziame­nto per via telematica, nel giugno 2008. Non è stata commessa nessuna truffa», è la difesa di padre e figlio, avvocato Pietro Biancato. «Erano lavori nuovi, come previsto dal bando. Siamo delusi perché ritenevamo di aver chiarito che non c’è stata nessuna truffa», annuncia l’appello l’avvocato Franco Rossi Galante, per Pelosi.

Stesso passo compirà l’avvocato Nicola Fiorin, per Miglio: «Il mio assistito aveva il compito di verificare che quanto costruito corrispond­esse a quanto indicato nel bando. Due tecnici della Regione andati nel caseificio hanno confermato la corrispond­enza. E due nostri consulenti hanno escluso che la perizia del mio assistito avesse profili di falsità».

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Confisca L’equivalent­e del finanziame­nto erogato dalla Regione è stato congelato sui conti degli imputati fino alla sentenza definitiva

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