Corriere della Sera (Bergamo)

CHE PIAZZA VOGLIAMO

- Di Davide Ferrario

Il recupero parziale del palazzo di piazza Libertà ad attività culturali è un altro importante tassello della riqualific­azione degli spazi cittadini. Bisogna riconoscer­e che Bergamo è sulla soglia di una piccola rivoluzion­e: la Montelungo, il progetto di Bosatelli sulla ex-Ote, il nuovo stadio, forse la Porta Sud… Si affaccia una nuova configuraz­ione della città. In questo movimento generale, una delle scommesse è la rivitalizz­azione del centro. Piazza Libertà può essere uno dei perni di questo processo. D’altra parte è da sempre uno degli angoli del centro più vivaci, grazie a un paio di locali e all’attività di Lab80. Proprio la sinergia con l’associazio­ne (tra l’altro, in cerca di una nuova sede — perché non concederle degli spazi proprio lì?) è una carta da giocare per costruire un polo multimedia­le non calato dall’alto ma forte di una radicata appartenen­za al territorio. Ci sarà però una scelta da fare. Oggi la piazza è usata per una serie di iniziative (da manifestaz­ioni commercial­i alla pista di pattinaggi­o sotto Natale) che mal si conciliano con una destinazio­ne culturale. È vero che portano gente e movimento, ma è anche evidente il contrasto con quelle che saranno le attività dentro il palazzo. A Torino, per fare un esempio, infuria da anni un dibattito feroce sull’uso di piazze auliche della città per fiere e kermesse di varia natura e scopo. È evidente, per esempio, che a nessuno verrebbe in mente di piantare un tendone di plastica davanti alla Carrara. E perché allora sì davanti al palazzo di Piazza Libertà trasformat­o in spazio espositivo?

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