Glifosato, i divieti del Comune sui Colli «Usato nei campi»
Il glifosato, o glifosate dall’inglese, è l’erbicida più usato al mondo — il brevetto è stato, in esclusiva, della multinazionale Monsanto fino al 2001 — e anche il più discusso, ritenuto cancerogeno da alcuni enti, come lo Iarc (l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) e non da altri, come l’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare). Anche a Bergamo se ne fa un uso contenuto nell’agricoltura, mentre dal 2015 il Comune ne ha inibito l’utilizzo nell’area di Città Alta e Parco dei Colli. Per ora, intorno al glifosato si gioca una partita complessa di cui non si conoscono fino in fondo i risvolti, ma, come si è cercato di evidenziare ieri all’ex Borsa Merci nel convegno «Glifosate, biocidi e fitofarmaci in agricoltura» organizzato dal Lions Club Bergamo Le Mura, è necessario un «confronto onesto». Alla luce anche del rinnovo dell’autorizzazione di utilizzo per altri cinque anni, votato lunedì a maggioranza (18 a favore, 9 contrari, tra cui l’Italia, e 1 astenuto) dai Paesi europei riuniti in un Comitato d’appello.
In realtà, in Italia, dal 2016 un decreto limita l’uso del glifosato in aree pubbliche, come per esempio i parchi o i cortili di scuole e ospedali. «Ma noi, già dal 2015, seguendo un principio precauzionale — spiega Leyla Ciagà, assessore all’Ambiente del Comune di Bergamo — abbiamo chiesto alla società Aprica, e ottenuto, di non usare più il glifosato nell’area di Città Alta e del Parco dei Colli, procedendo alla pulizia manuale delle erbacce. Nel resto della città, invece, abbiamo adottato un altro prodotto a bassa concentrazione di biocidi, con l’obiettivo di arrivare a prodotti biologici».
Dal mondo degli agricoltori emerge che «nella Bergamasca l’uso del glifosato da parte delle circa 5 mila aziende del territorio è limitato — conferma il direttore di Coldiretti Bergamo, Gianfranco Drigo — e, in questi anni, grazie anche alle nuove generazioni, è cresciuta la consapevolezza ambientale». Il problema delle erbacce, però c’è «e per ora non ci sono alternative efficaci al glifosato, che pure vanno trovate — aggiunge Piero Bonalumi, direttore di Confagricoltura Bergamo —. L’agricoltura biologica, infatti, diventa difficile da applicare per esempio in montagna e comunque riduce del 30% la produzione».