Moschea, Qatar parte civile
Sui presunti fondi sottratti la Qatar Charity Foundation sarà parte civile.
Il giudice Bianca Maria Bianchi ha deciso di andare oltre i presunti vizi di forma e quindi i dubbi sollevati dalla difesa di Imad El Joulani, medico di base e cardiologo giordano, 57 anni, accusato di aver truffato la Qatar Charity Foundation e di riflesso anche il Centro culturale islamico di via Cenisio che un tempo presiedeva, incassando tramite una sua società i 4 milioni e 980 mila euro destinati dall’emirato a una nuova struttura per fedeli musulmani a Bergamo. Secondo la difesa, nell’udienza del 24 novembre, la fondazione del Qatar non doveva essere ammessa tra le parti civili perché nella procura speciale all’avvocato, spedita tramite la Dhl, non erano chiari i poteri del presunto amministratore delegato. E tanto meno, sempre secondo l’avvocato, era chiara l’autentica di quella firma, da parte del ministero della Giustizia del Qatar, solo con la data del calendario islamico. La stessa difesa contestava la costituzione di parte civile di Mohamed Saleh, ex vice di El Joulani in via Cenisio e poi presidente del Centro islamico: non è Saleh ad aver dato o perso soldi, era la tesi.
Ieri il giudice Bianca Maria Bianchi è andata oltre il dubbio di sostanza, su Saleh, e oltre quello di forma sulla fondazione e l’autentica della firma: entrambi sono parti civili. Per il 5 dicembre è stata fissata un’udienza intermedia, in cui saranno valutati atti aggiuntivi, rispetto a quelli già emersi in fase d’indagine, prodotti dall’avvocato Enrico Mastropietro, che assiste Imad El Joulani. Il processo, davanti al giudice monocratico, scenderà nel merito della vicenda a partire da fine gennaio. Attorno al dibattimento si concentrerà probabilmente l’attenzione di buona parte della comunità islamica di Bergamo: la posizione di El Joulani, che aveva acquistato uno stabile tra via San Fermo e via Serassi con parte dei fondi del Qatar, aveva spaccato in due i fedeli del Centro di via Cenisio, con non pochi momenti di tensione.