Balla in Arte Fiera Una mostra nella mostra
Antico e moderno Due esposizioni da domani in via Lunga. Le opere del pittore futurista sono 21. Tra le chicche d’antiquariato un monetiere con stemma dei Medici
Antico e moderno. La parola d’ordine è «accostamento», purché sia fatto con gusto e cultura. È lo spirito di Italian fine art e Bergamo Arte Fiera: la prima dedicata all’antiquariato, la seconda all’arte moderna e contemporanea, entrambe al via domani dalle 10 alle 20 alla Fiera di Bergamo. Notevole la «mostra nella mostra» con 21 opere di Giacomo Balla, artista torinese scomparso nel 1958, che attraversò varie fasi creative fino ad arrivare alla «realtà nuda e sana».
Sono 150 le gallerie espositrici. Per esempio le due di Gianmaria Previtali: antiquariato classico in via Tasso e Novecento in via Spaventa: «Avremo uno stand dove mescoliamo le epoche». C’è un dipinto a pastello della veneziana Rosalba Carriera, del ‘700, che raffigura Cleopatra con un orecchino solo, come vuole una leggenda; sette dipinti di Etiennette Johan (metà del ‘900), di forte realismo e grandi dimensioni, ambientati in Africa; un ritratto di giovinetto di Fra Galgario bergamasco del ‘700. E, a proposito di Bergamo, annuncia Emanuele Motta, della galleria Manzoni, a Milano, «torna in città dopo un secolo «Il ripudio di Agar», del 1841, di Giovanni Carnovali, l’opera preparatoria al capolavoro, “Agar nel deserto”. Passato di mano in mano, ha attraversato le collezioni milanesi fin dalla fine dell’800».
Molte le opere da Lombardia e Veneto. Preziosissimo, ad esempio, un servizio veneziano da 80 pezzi del ‘700 della galleria Altomani (Milano) di Andrea Ciaroni, che porta anche tavole a fondo oro di Domenico Morone (1500) e un monetiere con lo stemma dei Medici. «Ultimamente — dice Ciaroni — i giovani acquirenti si sono resi conto che con le stesse cifre si compra un contemporaneo o un grande del passato. Da qui gli accostamenti. I capolavori non tramontano, cambiano significato. Un’immagine cupa non si trova in una casa moderna, ma una Madonna con Bambino sì, perché non è legata al motivo religioso ma rappresenta la madre».
Nel moderno soffre un po’ il figurativo. A eccezione dei grandi, come dice Corrado Rota (La galleria d’arte, Bergamo): «Gli anni ’60-’70 sono trainanti». Espone un collage di Conrad Marca-Relli, del ’69, dalla Malborough a New York. Meno fortunato, anche se importante, l’artista Nino Calos, cui la galleria Elleni di Cristiano Calori dedica uno stand monografico: «Dopo Parigi, dagli anni ’70 ai ’90 visse a Bergamo , dove morì povero. I clienti spesso seguono le mode, ma questo svuota di senso il lavoro del gallerista, che è di ricerca, di avvicinamento del cliente attraverso la cultura».