Lucas, la fotografia e il trucco del matto
Secondo incontro di «Novecento in dialogo», un ciclo di sei conferenze organizzato dal Museo delle Storie di Bergamo per raccontare il XX Secolo attraverso varie forme espressive. La serata è stata dedicata al mondo della fotografia, intesa come fonte storica: ecco perché come protagonista è stato invitato Uliano Lucas, fotoreporter osservatore delle trasformazioni del ‘900 ( foto). Lucas è noto per aver realizzato importanti servizi sin dagli anni ‘60 su temi sociali, del lavoro, della guerra. Ha raccontato la realtà della sua Milano ed è stato testimone delle proteste di piazza di tutta Italia, oltre che della guerra in l’Eritrea, Guinea Bissau o a Sarajevo. «Ho cercato di dare voce a chi non ne aveva, di dare spazio a quelle storie che nessuno voleva raccontare — afferma Lucas —. Grazie alla fotografia possiamo raccontare le trasformazioni dei tempi, ritrovando quelle che sono le ripetizioni della storia: ad esempio, nel ’73 ho fotografato i primi marocchini emigrati a Torino. Se guardo una foto dei migranti di oggi non vedo grandi differenze». Per Lucas elemento fondamentale è lo sguardo. Per dimostrarlo ha tentato un esperimento: «Nel 1988 ho scattato 55 ritratti di persone che si trovavano all’ex ospedale psichiatrico triestino «Al posto delle fragole» di cui solo uno ritraeva il vero «matto», esponendoli poi in una mostra senza didascalia e chiedendo di indovinare chi fosse: la maggioranza ha indicato il direttore dell’istituto». Lucas auspica la nascita di «centri della fotografia», come già ce ne sono in tutta Europa: per stimolare la ricerca, il dibattito, soprattutto tra i giovani.