Commercialista agli arresti: aziende spolpate
La difesa: aveva già chiarito tutto nel 2016
Fase uno: l’organizzazione, tramite prestanomi, acquistava aziende in crisi, di cui vendeva tutto il vendibile. Fase due: quando si arrivava alla soglia del fallimento usava fideiussioni di una banca inglese (che non esiste) e di una svedese (che esiste ma non ne sapeva niente), e in questo modo depredava anche i creditori: sono 150 i truffati che hanno presentato denuncia. L’organizzazione è napoletana e ha agito in tutta Italia, ma fra gli otto arrestati dalla Finanza per una pratica che proseguiva da anni c’è anche il commercialista bergamasco Roberto Sorti, 47 anni. Che è stato fra gli amministratori di un’azienda di Lallio che ha messo nel mirino due ditte di Lurano. La difesa del professionista, che è ai domiciliari, precisa: «Era già stato tutto chiarito con dichiarazioni spontanee nel 2016: quando l’azienda di Lallio aveva manifestato il suo proposito, Sorti si era dimesso. La decisione di procedere con l’arresto è sorprendente».
La difesa «Tutto chiarito nel 2016, c’era stata solo un’operazione, subito seguita da dimissioni»
Le accuse sono gravi: associazione a delinquere dedita alla commissione di abusivismo finanziario, bancarotta fraudolenta, truffe anche aggravate con emissioni di garanzie fideiussorie false, ricettazione e appropriazione indebita. Per questi reati la Guardia di Finanza di Forlì ha eseguito ieri otto ordinanze di custodia cautelare: due persone sono in carcere e sei agli arresti domiciliari. Fra queste ultime c’è il commercialista Roberto Sorti, 47 anni compiuti proprio ieri, abitante a Sorisole e dal 1997 titolare di uno studio in passaggio don Seghezzi a Bergamo. Il professionista ha in curriculum incarichi come revisore dei conti agli ospedali di Seriate fra il 2006 e il 2012 e di Bergamo fra il 2012 e il 2016, e di revisore o consulente in diversi Comuni. Secondo l’accusa avrebbe agito in concerto con gli arrestati e con altre 34 persone denunciate. In particolare, Sorti viene accusato di avere agito come amministratore della società Sigma energy di Lallio, con la quale avrebbe acquisito la Eurodies e la Arius, due rami della stessa azienda metalmeccanica di Lurano specializzata nella produzione di matrici per stampi d’alluminio. Dopo la crisi iniziata nel 2015, ci si era trascinati a lungo fra mensilità non pagate, vertenze, scioperi e cessione di ramo d’azienda. Le aziende, per l’accusa, erano state acquisite e spogliate di tutto ciò che ancora avevano di valore: conti correnti, immobili, auincassare. tomezzi e macchinari. Fino al doppio fallimento: il 2 marzo 2017 la prima ditta, il 15 settembre la seconda. Erano rimasti senza lavoro venti dipendenti, mentre altri venti se n’erano andati nei mesi precedenti alla chiusura.
Il 20 luglio 2017 era stata dichiarata fallita anche la Sigma, che però l’anno prima aveva tentato di acquisire l’impresa edile Aldini di Cesena, con modalità che avevano suscitato i sospetti dei finanzieri. Le prime perquisizioni risalgono al settembre 2016, quando lo stesso commercialista si era presentato a rendere dichiarazioni spontanee. L’inchiesta si era poi allargata, scoprendo casi simili in tutta Italia. Si partiva sempre dall’acquisizione e dallo svuotamento di aziende in crisi, in genere attraverso società create ad hoc e intestate a prestanomi, con il denaro così incassato che affluiva ad aziende napoletane che facevano capo alla stessa famiglia. Ma non era finita.
Le aziende in crisi chiedevano il concordato preventivo, e i titolari emettevano fideiussioni che però erano a nome di una banca di Londra (inesistente) e di un’altra di Stoccolma (vera ma all’oscuro delle operazioni), ma anche attraverso società finanziarie italiane non abilitate e prive di qualsiasi copertura finanziaria per soddisfare i creditori. I quali, per poter accedere al credito dovevano nel frattempo versare premi per circa il 6% della somma che dovevano Ai finanzieri risulta l’incasso di premi per 50 milioni di euro da almeno 150 truffati che hanno poi presentato denuncia. Mentre sono in corso accertamenti su polizze per ulteriori 150 milioni.
«La misura cautelare ci coglie di sorpresa, anche perché era stato tutto chiarito nel settembre 2016 con dichiarazioni spontanee — spiega Gianluca Quadri, difensore dell’arrestato —. Sorti era entrato nella Sigma su richiesta di un cliente per gestire un investimento, e quando ha visto che quell’operazione di Lurano non era sufficientemente garantita e dava adito a qualche valutazione, nonostante le insistenze degli altri soci si è dimesso, perché era contrario. Nell’azienda di Lallio aveva gestito quella sola operazione con il ruolo da commercialista e sono a verbale le sue dimissioni arrivate subito dopo. Era tornato dopo il fallimento, ma solo su richiesta del curatore per aiutare a recuperare alcuni crediti della società. Il mio cliente si era messo a disposizione degli inquirenti, l’indagine è stata prorogata due volte e adesso arriva questo arresto che non ha giustificazione. Contiamo di chiarire tutto a breve».