Corriere della Sera (Bergamo)

L’Atalanta e quelle vacanze maledette

Contro il Napoli, l’Atalanta ha corso poco e piano: aboliamo le ferie esotiche, tutti a casa (senza esagerare con gli arrosti)

- Gatti

Non facciamo troppo i malmostosi, perdere col Napoli ci sta sempre. Per l’Atalanta, anche se siamo un’altra Atalanta.

Piuttosto, è molto strano perdere così. Questa la vera questione. Il motivo di questa gnagnera generale, tipo sindrome influenzal­e? Cercando anche spiegazion­i carogna, io andrei dritto sulla vacanza, su questa nuova vacanza di gennaio che i giocatori hanno annusato come grande novità del calcio post-moderno. Sarebbe in teoria — così ci viene venduta — un’occasione per il riposo fisico e per l’otium tanto nobilmente nobilitato da Seneca, inteso come riflettere in pace un po’ con se stessi, vero e unico antistress universale. In realtà, conoscendo la fauna media dei calciatori medi, si rivela subito un’occasione imperdibil­e di euforie esotiche, della serie liberi tutti, borse in aria e questa sì che è vita, in un tripudio esaltato da ultimo giorno di scuola. Una volta sparivano, adesso con la loro mania di apparire sui social possiamo seguire momento per momento il riposo del guerriero: voli interminab­ili, cambi di fusi orari, sconvolgim­enti di clima, grigliate sulla spiaggia, bevute perché il clima asciutto fa la gola secca, due salti in disco, selfie tatuati dopo la mezzanotte, eccetera, eccetera. Certo c’è anche il padre di famiglia come Toloi che manda le foto con i bambini in piazza San Pietro, o il figlio di famiglia come Caldara che fa del turismo tranquillo in Spagna con la fidanzata. Ma non è di loro che si parla. Perché sono la minoranza e l’eccezione. E comunque anche il semplice viaggio castigato può essere stancante, e comunque non è la solita vita controllat­a cui è abituato l’orologio biologico degli atleti. Resta vero che i bravi preparator­i, al rompete le righe, distribuis­cono i compiti a casa, vere tabelle con tanto di corsa e di menu e di tutto il resto, ma diciamoci la verità: la corsetta in spiaggia e la partitella a tennis, sempre che la facciano, non compensa lo sconvolgim­ento generale della vacanza intensiva.

So benissimo che qualcuno prenderà questo discorso come il solito raglio d’asino, costruito su logori luoghi comuni e magari anche su invidie da tifosi frustrati. Una volta era così: si andava per insinuazio­ni e pregiudizi, magari. Ma adesso, nell’era del calcio scientific­o, ci sono le statistich­e

Partenopei Anche chi ha vinto era stato in ferie: a qualcuno la vacanza fa meno male

della partita. I numeri non tolgono che magari io sia un frustrato prevenuto, ma dicono soprattutt­o che l’Atalanta non ha mai corso così poco e così piano. Pochi chilometri, velocità lumacona. Il che, per una turbosquad­ra come l’Atalanta, è doppiament­e deleterio. Stanno già spiegandoc­i che è anche colpa dei duri allenament­i della ripresa (da martedì: diciamolo, vacanza pure troppo lunga), allenament­i che hanno appesantit­o di piombo le nostre amate gambe nerazzurre. Però, a costo di diventare fastidioso, posso allora aggiungere che anche per questo, anche per il pesante prezzo da pagare al ritorno, la vacanza esotica è veleno. Non bisogna vergognars­i di passare persino un po’ per bacchetton­i: meglio, molto meglio qualche giorno tranquillo a casa, senza esagerare con gli arrosti della mamma. Questa la vera tabella che bisognereb­be consegnare al rompete le righe. L’unica. Con il divieto tassativo di andarsi a svalvolare fuori da un raggio di cinquanta chilometri. Resta poi da dire che anche chi domenica ha vinto è andato in vacanza uguale. Non mi resta da dire che evidenteme­nte a qualcuno la vacanza fa molto meno male.

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 ??  ?? Ripresa Il gol di Mertens che ha deciso la sfida di domenica tra Atalanta e Napoli. Sopra il salvataggi­o volante di Masiello, il migliore dei nerazzurri contro i partenopei
Ripresa Il gol di Mertens che ha deciso la sfida di domenica tra Atalanta e Napoli. Sopra il salvataggi­o volante di Masiello, il migliore dei nerazzurri contro i partenopei

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