Corriere della Sera (Bergamo)

DIFENDERSI, UN DIRITTO

- di Armando Di Landro

Isocial sono il contenitor­e in cui le reazioni di pancia scorrono con più facilità, spesso senza limiti. E anche ieri la notizia pubblicata dal Corriere sul gratuito patrocinio dello Stato per Hafiz Muhammad Zulkifal ha provocato commenti non certo delicati: l’ex imam di Zingonia, accusato di associazio­ne terroristi­ca internazio­nale è in carcere dal 2015, ma avendo reddito zero perché da tre anni non sta più lavorando (per forza di cose), ha ottenuto che sia lo Stato a pagargli l’avvocato. Lo stesso Stato che in altre vesti lo tiene nelle carceri speciali e lo accusa di aver finanziato dall’Italia una serie di attentati in Pakistan. Il diritto di parola è sancito dalla Costituzio­ne ed è legittimo che di fronte a un apparente paradosso si esprimano anche giudizi forti: «Vergogna» è la parola forse più usata sul caso, seguita dal classico e demagogico: «Questa è l’Italia». C’è anche un altro diritto, però, tutelato dalla Carta, ed è quello alla difesa, sempre e comunque: vale per Muhammad Zulkifal e vale per tanti altri cittadini che si ritrovano imputati di giorno in giorno in tribunale, italiani e bergamasch­i inclusi. Sono casi in cui il gratuito patrocinio a volte non fa nemmeno notizia. Ma c’è, è una garanzia sacrosanta. Forse la giustizia deve indignare meno quando applica un diritto e un po’ di più quando non sa dare risposte conformi tra loro su casi simili, oppure non riesce ad avere tempi accettabil­i: tre anni dopo gli arresti, su Zulkifal, la verità giudiziari­a è lontana, anche in primo grado. Ma nessuno si indigna.

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