La Locandiera della Morante diventa un thriller
La Locandiera si trasforma: da commedia a thriller giocoso «La mia ansia e la scaramanzia»
L’albergo Lo spettacolo è ambientato in un’antica villa toscana ai giorni nostri Per me recitare a teatro è fonte di stress, ma la soddisfazione è proporzionale al terrore Dietro le quinte ci auguriamo in bocca al lupo nello stesso modo e mia figlia compie un balletto
Cambia il clima che diventa un thriller giocoso nella «Locandiera B&B», ispirata alla commedia di Carlo Goldoni, da giovedì a domenica al Creberg per la stagione di prosa della Fondazione Teatro Donizetti (alle 20.30, tranne domenica alle 15.30). Edoardo Erba ha scritto un testo autonomo, ambientandolo ai giorni nostri in un’antica villa toscana che sarà trasformata in un alberghetto. Non mancano i crimini e si ride per lo humour nero, mentre tutti i personaggi appaiono come una versione deformata e grottesca degli originali. Li puoi riconoscere in filigrana e li evocano nel nome, a partire dalla protagonista Mira, la Mirandolina del drammaturgo veneziano, interpretata da Laura Morante.
«Non impersono una ragazza alla ricerca di un buon matrimonio, ma una donna con un marito assente che sembra debba entrare in scena da un momento all’altro, invece non comparirà mai — spiega la Morante —. La differenza principale è che Mirandolina si prende gioco di tutti e il pubblico lo sa, conosce il suo progetto. Nella nuova pièce gli spettatori non sanno se credere che Mira sia davvero una sprovveduta, se la sua sia una simulazione o se è avvenuto un cambiamento. Le due storie si ricongiungono alla fine, dopo percorsi diversi». Mira si ritroverà, infatti, coinvolta in una cena organizzata dal marito con loschi uomini d’affari. Toccherà a lei gestire la serata, ignorandone le finalità. Finché arriverà uno sconosciuto con cui nascerà una situazione al limite del lecito. Da succube del coniuge, l’albergatrice scoprirà il suo potere, quasi fosse un emblema di femminismo.
«È vero, riuscirò a impormi, ma non cerchiamo sempre messaggi, è un divertissement», toglie ogni dubbio l’artista. Bellissima, a 61 anni, Laura Morante riesce a coniugare sensualità e talento. «Se lo dicessi io, mi prenderei a schiaffi», sorride. Fanno parte del cast anche sua figlia Eugenia Costantini e quella del regista Roberto Andò, Giulia, nei panni di due attrici leggerotte, o meglio due escort, Deja e Orte. «È stata un’idea del produttore Marco Balsamo — precisa —. A me fa piacere, è un’occasione per vederci molto più che a Roma, dato che viviamo in quartieri diversi». La signora del cinema italiano, musa di Nanni Moretti, amata da Pupi Avati e Gianni Amelio, è tornata al palco dopo aver bucato lo schermo in oltre 60 pellicole dagli anni ‘80 ad oggi. «Non ho, però, una preferenza per la macchina da presa, è utile alternare le esperienze, il teatro è senza rete, per me che sono emotiva è anche causa di stress, ma la soddisfazione è proporzionale al terrore, e poi, come tutti gli attori di teatro, sentimentali e superstiziosi, osserviamo riti scaramantici — racconta —. Ci auguriamo in bocca al lupo nello stesso modo e, quando sono dietro le quinte, mia figlia compie uno strano balletto prima di entrare in scena».
Eppure gli esordi sono stati come ballerina nei Danzatori scalzi di Patrizia Cerroni, tra le più importanti compagnie di danza contemporanea. «Patrizia spedì me e la mia collega Erminia Palmieri al Quirino ad assistere al “Romeo e Giulietta” di Carmelo Bene con l’ordine di andare in camerino e riuscire a convincerlo a venire a casa sua, ma c’era una lunga fila di ammiratori e così rinunciammo — ricorda Laura —. Siamo state aspramente sgridate e costrette a tornare il giorno dopo, farfugliando l’invito. Lui arrivò e portò con sé Michelangelo Antonioni. Quando Bene sentì che ero la nipote di Elsa Morante gli brillarono gli occhi e mi chiese in prestito. Ma non era tipo da rispettare gli accordi». Com’è finita? «Ha opposto resistenza, mi chiuse in teatro, con tanto di sorveglianza».