La tv anni Ottanta per l’addio a Silvia Arzuffi
Il conduttore: modesta e forte, si lavorava 12 ore filate
Per l’ultimo abbraccio alla regista Silvia Arzuffi, scomparsa giovedì, si sono stretti nella chiesa di San Sisto, a Colognola, Gerry Scotti, il sindaco Giorgio Gori, i volti della tv anni ‘80, gli attori bergamaschi e il suo quartiere. Mancava Antonio Ricci, che lei in modo affettuoso chiamava «il mio boss».
Tra i primi ad arrivare, il famoso conduttore. «Io e Silvia abbiamo passato tanti anni insieme, a “Paperissima” il lavoro richiedeva tempi lunghi, tra il teatrale e il cinematografico, anche dodici ore di fila, spesso finendo di notte — ricorda Scotti —. Lei aveva carattere e forza, era una donna alta un metro e cinquanta che sapeva comandare cento uomini, senza arrabbiarsi, non aveva mai cattivi modi. Capitava che mi chiedesse il permesso di portare qualche ragazzo in cui credeva ad assistere a “Il milionario” o a “Passaparola”. Se ne stava seduta tra il pubblico, con modestia, dovevo dire io che lei era la regista».
Alla cerimonia era presente anche Enrico Beruschi che conosceva la Arzuffi fin dai tempi del Derby quando lei era la spalla di Ric e Gian e che aveva ritrovato da aiuto regista a «Drive in», mentre negli ultimi anni aveva diretto 80 puntate di «Io e Margherita». «Era splendida, allegra, solare — la ricorda l’attore —. Oggi sono in famiglia, proprio come sul set con lei, tra sorrisi e battute». Tra i banchi, c’erano altri personaggi che animavano i siparietti di «Beruscao-aoao», all’interno di «Drive in», come Francesco Porfido, attore di prosa che interpretava Pedro, il fidanzato di Lory Del Santo, Toti Botta, ex procace ragazza fast food, «zia» delle veline, oltre a Mirko Setaro dei Trettré. «Ci frequentavamo, Silvia era un’amica, simpatica, vivace e onesta», la ricorda il cabarettista napoletano. Salvatore De Pasquale, in arte «Depsa», storico autore di «Stranamore», «Scherzi a parte», «La corrida» e «C’è posta per te», è commosso, come i suoi figli. Aveva sposato Monica Casero, ex moglie di Beppe Recchia e produttrice di Mediaset. «Mia moglie era la sua migliore amica tanto da volerla come testimone di nozze. Quando un anno fa è morta, Silvia aveva molto sofferto, se ne è andata il 15 febbraio, nel giorno del compleanno di Monica, come se avesse voluto raggiungerla per non farla sentire sola, per festeggiare insieme», confida Depsa.
Presenti anche gli artisti bergamaschi da Pietro Ghislandi a Virginio Zambelli del Teatro alle Grazie, tecnici e operatori come Ferdinando Laugelli e Silvio Scamporlino. Un ragazzo, Andrea Comotti, aveva chiesto aiuto a Silvia per la sua tesi di laurea sulla sitcom. C’era anche Gori: «Io e Silvia abbiamo lavorato per tanti anni nella stessa azienda, era piena di energia, l’ho ritrovata sotto altre vesti come leader del comitato per Colognola, mantenendo sempre il dialogo».
I «vicini» di Colognola hanno ricordato il suo impegno per sgravare il quartiere dal rumore delle rotte degli aerei. Un pensiero anche dal parroco don Francesco Poli per la sua disponibilità per il teatro parrocchiale. «Era una professionista anche di fede — sorride —. Un giorno mi fermò avvisandomi che presto si sarebbe confessata, ma poi mi trattenne sul pianerottolo per un’ora e mezza raccontandomi la sua vita. Alla fine, mi confidò: don, non è che ho paura di morire, è che non so come si fa».