«Ho visto falsificare le fatture»
La testimonianza ai carabinieri: la moglie del sindaco usava un software per modificare i documenti Impiegata di Brembo Ski vuota il sacco: dati truccati per i rimborsi regionali, Berera sapeva
Sono le 14.45 del 23 novembre 2016 quando alla caserma dei carabinieri di Zogno si presenta Laura Cattaneo, 30 anni, di Branzi. È il periodo in cui le indagini su Foppolo hanno ingranato la quarta, dopo il blitz di dieci giorni prima in municipio con il sostituto procuratore Gianluigi Dettori. Non è una testimone come tanti, Cattaneo.
È l’impiegata che per quasi dieci anni ha lavorato negli uffici della Brembo Super Ski (Bss) al fianco di Roberta Valota, moglie del sindaco Giuseppe Berera. Parentesi: sono colleghe tuttora, la prima assunta dalla Bss commissariata, l’altra dalla Dp Invest degli imprenditori Giacomo Martignon e Massimo Moretti.
Cattaneo va dai carabinieri non per ripicca, fa mettere a verbale. Le sta a cuore che le cose cambino e che sia fatta chiarezza. Sull’incendio. Sulla presunta gara truccata. Sulla Bss con le ore contate. Ha di fronte due marescialli, che la ascoltano per tre ore e la interrompono solo per domande mirate. A loro spiega di essere stata assunta dal consorzio turistico Brembo Ski a novembre 2007 dopo un colloquio con Valota. Per un paio d’anni il suo ufficio era stato nella sede della proloco. Poi, l’avevano trasferita alla biglietteria ai piedi delle piste. Da allora aveva iniziato a notare gli strani rapporti economici tra la società di sci e il consorzio. Come se non ci fosse distinzione tra l’una e l’altro. Per esempio, racconta come gli accrediti degli skipass non sempre venissero effettuati sui conti della Bss. A volte, a discrezione del cliente, finivano su quelli del consorzio, a cui per anni, almeno dal 2014, la società pubblica aveva pagato anche diverse fatture, come le bollette di luce e gas. Lo stabiliva Valota e, se aveva dubbi, telefonava a Berera.
Altre fatture finiscono nel verbale. Sono quelle, sostiene Cattaneo, dei rimborsi che la Bss otteneva dalla Regione Lombardia. Venivano falsificate, riferisce. Lo ha visto fare nel 2015: nomi dei fornitori, date, importi e descrizioni dei lavori, a suo dire, venivano aggiustati sia sul formato cartaceo sia al computer attraverso software in grado di modificare le immagini. Il tutto per allineare i dati ai requisiti richiesti. Se i lavori erano stati effettuati in periodi precedenti a quelli indicati dai bandi, si provvedeva a inserire date più attuali. Se erano di diversa tipologia, cambiava la descrizione. Sarebbero state taroccate persino le copie degli estratti conto della società, che alla Regione venivano mandate come giustificazione. Cattaneo ritiene che si trattasse di una prassi consolidata, anche se non sa dire con certezza se avvenisse per tutti i bandi. È sicura, però, che di mezzo ci fosse quello per la realizzazione della telecabina. Non lo specifica, ma con ogni probabilità si tratta del «Progetto integrato strategico per l’ammodernamento, potenziamento e valorizzazione dei comprensori sciistici della Val Brembana e Valsassina». Sottoscritto a fine 2011, per l’impianto di Foppolo prevedeva un milione e 800 mila euro di fondi regionali (tra il 2014 e il 2015 ne sono arrivati un milione e 200 mila). Lei
I 500 euro in monete Berera li aveva proposti alla segretaria come anticipo: erano il fondo cassa degli skipass
stessa quell’anno ammette di aver dovuto cambiare le date di due fatture. Precisa che si era limitata a eseguire gli ordini di Valota e aveva poi manifestato il suo disagio all’allora direttore della stazione Andrea Bosco. Non ricorda gli importi, comunque erano ingenti.
Quanto a Berera, passava dalla biglietteria di frequente e controllava tutta la documentazione. Davanti a lei, mai una parola. Si chiudeva nell’ufficio della moglie, che spesso portava carte e pc a casa. Era sempre stato lui a tirare le fila, secondo la ragazza, anche quando presidente della Bss era diventato suo zio, il sindaco di Valleve Santo Cattaneo. Prima pagata dal consorzio, poi con assegni o bonifici della società, la segretaria alla fine si era ritrovata con 35 mila euro di arretrati. Quello era stato l’unico motivo di tensione con Berera. A inizio 2016, il sindaco le aveva proposto di accettare, come anticipo, 500 euro in monete da 1 e 2 euro, il fondo cassa della vendita degli skipass. A lei era sembrata un’elemosina e aveva rifiutato.
I marescialli registrano e provano ad andare oltre. La interrogano sull’acquisto della telecabina a Corvara, poi sulla Graffer e su Sergio Lima, l’imprenditore bresciano tra gli indagati con i sindaci Berera e Cattaneo, e con Valota. Gli ultimi fuochi d’artificio dell’inchiesta risalgono all’interrogatorio di Berera un anno fa, nelle stanze della Finanza. Da allora gli inquirenti hanno proceduto sottotraccia, cercando riscontri, si intuisce, anche su altre ipotesi di reato oltre a quelle dell’incendio doloso e della turbativa d’asta. «Non capiamo come atti sui quali dovrebbe vigere il segreto istruttorio siano noti alla stampa e non alle difese», commenta l’avvocato di Berera, Enrico Pelillo.