Boldrini, appelli e selfie
Laura Boldrini arriva in città al Centro Congressi mentre fuori, a poche centinaia di metri, si radunano i militanti di Forza Nuova da una parte e quelli di Casa Pound da un’altra. La presidente della Camera, che è anche candidata in Lombardia con Liberi e Uguali, abbraccia la socialista Pia Locatelli, che l’aspetta in prima fila. Poi bisogna attendere più di un’ora per sentirla parlare. Prima parlano altri candidati. La platea — non si arriva a duecento persone — è impaziente. «Sento un tono dimesso, facciamoci sentire di più», tocca dire al deputato Francesco Laforgia, candidato al Senato. Quando la Boldrini sale sul palco, la sala del Centro Congressi si scalda. «Vi piace la mia felpa?», dice lei mentre mostra la scritta «Je parle féministe». Il tema è quello delle diseguaglianze, che hanno diverse facce. «Le donne, i nostri ragazzi, il Meridione, il divario digitale», dice. Poi la Boldrini annuncia che parlerà di Matteo Salvini e il pubblico si fa sentire. «Ha creato un mare di odio contro di me, ma mi ha rafforzato. Mi considero una resiliente salviniana», dice. Parla anche di Luigi Di Maio: «Noi siamo alternativi al M5S, questa volta non turatevi il naso e venite con noi». Il finale è per lo Ius soli: «Lo avevano promesso ai ragazzi, non l’hanno approvato». Dopo di lei parla Onorio Rosati, candidato in Regione di LeU, ma il pubblico è già in piedi e qualcuno sta uscendo. «In Regione serve discontinuità con il passato», dice l’aspirante governatore. Poi tutta la platea si alza. Impossibile alla fine chiedere alla Boldrini di Giorgio Gori e dell’accordo mancato in Regione, il suo staff fa filtro: «Non è il momento delle domande, e poi non ha senso chiederle di Gori». È invece il momento dei selfie, e le donne la accerchiano: tutte vogliono farsi una foto con lei. (s.s.)