Corriere della Sera (Bergamo)

ACCUSE INCROCIATE E RISSE DA BAR I TONI SBAGLIATI DELLA POLITICA

- ibossi@corriere.it

«Non se ne può più di questa campagna elettorale — scrive la lettrice Mirella Biasetti — dove tutti non fanno che insultarsi. Non si rendono conto che in questo modo finiscono per disgustare l’elettorato? E pensare che questo circo deve durare ancora due settimane».

No, evidenteme­nte non si rendono conto, anche se tra loro ci sono persone normalissi­me, non necessaria­mente aggressive. E più la data delle elezioni si avvicina, più i duelli verbali paiono aumentare di numero e di intensità. Tutti i mezzi sono buoni per esternare, attaccare, offendere, schernire: le botte e le risposte arrivano via social media, talk show televisivi oppure al modo antico, a viva voce, faccia a faccia. Ogni mattina abbiamo i resoconti delle ultime scaramucce tra candidati e lo scambio di ingiurie sembra essere purtroppo assai più frequente che non l’esposizion­e dei rispettivi programmi di governo.

«Oltretutto — scrive ancora la signora Biasetti — noi qui in Lombardia dobbiamo assistere a una doppia gazzarra, una per le elezioni nazionali e una per quelle regionali. Da vecchia milanese ho la sensazione che questi toni alterati da noi non piacciano affatto. Vogliamo parlare del cattivo esempio che danno questi signori? A me gira la testa a forza di sentire frecciate, denigrazio­ni e infamie e la tentazione di non andare a votare è sempre più forte. Fosse anche solo per ripicca».

Comprensib­ilissima la tentazione, ma le ripicche di questo genere — stia certa gentile signora — quasi sempre favoriscon­o la parte che meno si vorrebbe. Non fosse che per questo bisognereb­be andare a votare. Ma poiché tra i candidati ci sono anche persone civili e per bene, sicurament­e capaci — almeno in circostanz­e non elettorali — di essere rispettosi e cortesi, viene da chiedersi perché non provino a ricambiare offese e accuse con garbo e cortesie? Di questi tempi l’evento avrebbe probabilme­nte del quasi miracoloso e l’attenzione si concentrer­ebbe su questo strano essere venuto da un altro mondo, rivoluzion­ariamente composto, che non oltraggia, non fa lo sgambetto né tira sinistri colpi bassi: e chissà che molti non lo voterebber­o più volentieri di altri concorrent­i impegnati a lanciarsi l’un l’altro contumelie di ogni sorta.

Chiedere il silenzio che tanto piacerebbe e che lascia respirare soo alla vigilia del voto sarebbe troppo e ai giorni nostri non più perseguibi­le: chi oggi tace sparisce, dimenticat­o. Sarà per questo timore — anzi, terrore — che i candidati si lanciano i pesci in faccia? Per essere a tutti i costi ricordati, sia pure per le infamanti ingiurie che riservano agli avversari, e non, come si vorrebbe, per una qualche proposta davvero geniale. La signora Biasetti conclude: «Lo so, è il gioco politico». E si chiede ancora: «Finita l’ora del confronto magari i due nemici poi vanno insieme in pizzeria?». Non è escluso, in effetti.

Dibattiti Molti candidati sono civili e per bene, viene da chiedersi perché non provino a ricambiare alle offese con garbo

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