Corriere della Sera (Bergamo)

Passione scherma Davide Ferrario getta la maschera. Per indossarla

- Matteo Magri @matteomagr­i © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Davide Ferrario getta la maschera. Per indossarla. Domani alle 17.30 alla libreria Incrocio Quarenghi il regista presenterà la sua nuova fatica letteraria «Scherma, schermo» in cui ha unito due delle sue tre grandi passioni (l’Atalanta rimane in panchina a questo giro...): il cinema e lo sport con fioretto (o sciabola o spada) in mano. Il libro, edito da Add, è una sorta di autobiogra­fia del bergamasco trapiantat­o a Torino, sul filo della pellicola e della pedana. L’amore, quello per la scherma, nato proprio grazie al cinema, alla visione dei film in costume degli anni Sessanta della Roma Antica con duelli spettacola­ri e senza fine. I primi allenament­i con il maestro Erminio, le gare giovanili e la Nazionale sfiorata fino alla pausa e a quel giorno in cui decide di recuperare dalla cantina la vecchia borsa di allenament­o. Oggi Davide fa parte della Nazionale italiana di fioretto master. Già, ma dove la scherma incrocia l’arma con il cinema? Ferrario lo spiega immediatam­ente a partire dalle parole che compongono il titolo del volume, che hanno la stessa etimologia e che «deriva da un’antica radice che indica difesa o palizzata». Le similitudi­ni non finiscono qui. L’editoriali­sta del Corriere Bergamo paragona chi tira di scherma con un attore, ad esempio nel modo (teatrale) di contestare le decisioni dell’arbitro o di esultare dopo una stoccata. Ma chi si cela dietro la maschera può essere anche regista, vista l’importanza dei tempi sia in pedana che durante le riprese di una scena. Non solo paragoni, ma anche differenze. La più grande, Ferrario, la spiega in «Invito», l’introduzio­ne: «La misura del lavoro artistico non è il successo, non sono né il pubblico né gli esperti a stabilire il valore dell’opera (...). Valuto il mio lavoro basandomi su un’onestà artistica che, alla fine, riguarda solo me. Con la scherma non è possibile. Nel momento in cui ti cali la maschera, stai accettando la regola base del combattime­nto: ci sarà un vincitore e ci sarà un vinto». Infine le parole d’amore per quella che è restata solo una (grande) passione: «La scherma è un modo di vivere, perché fa appello a qualcosa di profondo che sta dentro di noi».

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