Il gigante del cinema
I curatori «Riprese e immagini cinematografiche secondo una scenografia teatrale»
Per settant’anni il suo sguardo da esule lituano ha catturato su pellicola pezzi di vita, in modo compulsivo, mixandoli quasi fosse un deejay. Oggi quel diario visivo trova una cornice nell’antica Sala delle Capriate a Palazzo della Ragione, in piazza Vecchia, nella mostra «Jonas Mekas - Personale», promossa da The Blank, Comune e Bergamo film meeting, che inaugura oggi alle 18,30, il festival cinematografico. «In un contesto denso di arte, tra antichi affreschi e tele, sono inserite le riprese e le immagini cinematografiche dell’artista, secondo una scenografia teatrale», affermano i curatori, Stefano Raimondi e Claudia Santeroni. Dominano 2 maxi schermi che proiettano «Seasons», un video composto con un cut up di frammenti della produzione realizzata da Mekas dal 1960 al 2007.
Fondatore dell’Anthology film archives, il più importante archivio di cinema indipendente al mondo, il regista, appena sbarcato a New York, aveva acquistato una cinepresa Bolex 16 mm che usò per filmare il quartiere di Brooklyn, Central park e la gente comune. Non si trovano mai nelle sue opere elementi drammatici o cupi, ma solo ottimismo, nonostante provasse sempre nostalgia per la sua terra. «Lascio agli altri il compito di approfondire i lati oscuri dell’animo, io sono fortunato per il solo fatto di poter tenere in tasca una penna e una macchina da presa», dice nel video messaggio che sarà proiettato, domani alle 15.30, al Cinema San Marco. A seguire le retrospettive in giro per il mondo è, oggi, il figlio Sebastian che sarà incontrerà il pubblico dopo la proiezione di «Outtakes form the life of a happy man» che accorpa parti di pellicole in origine eliminate e ricomposte e del documentario «The Internet saga, Jonas Mekas». Tra i primi a credere nella Rete, il regista fin dalla nascita del web postava, infatti, filmati e da pochi mesi si è iscritto a Instagram. Ventisette pannelli riportano frame estrapolati dai lavori video e impressi su lastre di vetro: si possono riconoscere i volti di Salvador Dalì, John Lennon, Yoko Ono e Jackie Kennedy. Conclude la sezione fotografica «To New York with love». Lo stesso Mekas ha fornito anche i suoi libri, consultabili dal pubblico, tra i quali «My night life», dove appunta i sogni fatti tra il 1978 e il 1979, chiedendo all’amico Auguste Varkalis di illustrarli. A ricordare il suo passato da displaced person sono «I had nowhere to go» e «There is no Ithaca». Ma Mekas è anche compositore. E ha voluto che la mostra fosse permeata dalla sua «Oh Petrarca».