Corriere della Sera (Bergamo)

Gori, partita doppia La Lega attacca: piede in due scarpe

«Per 3 mesi resto a Palafrizzo­ni e in Regione»

- di Fabio Paravisi

Tre mesi: è quanto bisognerà aspettare per sapere se Giorgio Gori deciderà di continuare a fare il sindaco di Bergamo o andrà a fare il capogruppo dell’opposizion­e in Consiglio regionale. Gori ha spiegato la sua decisione con la volontà di organizzar­e il lavoro dello schieramen­to di minoranza, compito al quale è stato indicato da coloro che lo hanno votato alle elezioni (perse) di domenica. «Se si dicesse che dopo tre mesi me ne torno a fare il sindaco la mia posizione politica sarebbe più debole», ha spiegato. Ma nel frattempo molti vedono la sua scelta come quella di chi aspetta di vedere come si mettono le cose a Roma per poi decidere di conseguenz­a. Gori nega di volersi candidare a eventuali nuove Politiche o alla segreteria del Pd. «Ma voglio partecipar­e a questa fase di ricostruzi­one del partito — ammette —. In molti mi chiedono di non abbandonar­e il ruolo che ho avuto in questi mesi».

È arrivato alle 8, ha parlato con la direzione generale del Comune, poi quattro ore di Giunta, e per oggi ha convocato tutti gli assessori: incontri singoli, mezz’ora ciascuno. Forse non ha ancora deciso se continuerà a fare il sindaco, e anzi annuncia che lo dichiarerà solo fra tre mesi, e nel frattempo inizierà a lavorare in Consiglio regionale. Ma nel frattempo Giorgio Gori sembra intenziona­to a mettersi in pari.

«Non serve un aggiorname­nto: non sono mai mancato in Giunta e in Consiglio, gli assessori mi hanno sempre trovato e in questi mesi nessuno può dire che i cittadini abbiano sentito la mancanza del sindaco. Ora voglio mettere la testa sulle priorità, ho detto agli assessori: venite con le cose da fare. Voglio imprimere un’accelerazi­one all’attività amministra­tiva dei prossimi mesi». I prossimi tre? «Ho bisogno di marcare il lavoro politico in Regione. Sono stato io il leader della coalizione, e l’attivazion­e del lavoro la devo fare con pieni poteri. Se comincia a girare la voce che io poi vado a fare il sindaco di Bergamo capite che il mio lavoro politico diventa meno efficace. Per questo mi prendo tutti i tre mesi consentiti dalla legge e non anticipo la mia decisione». Ma che lavoro farà in Regione?

«Ho convocato per la settimana prossima i 18 consiglier­i eletti del centrosini­stra, e comincerem­o a fare un progetto per un lavoro di opposizion­e seria. Poi decideremo chi sarà il capogruppo, chi andrà nelle commission­i, insomma bisogna partire con il piede giusto. Si tratta di amalgamare persone che magari non si sono mai incontrate e credo di essere la figura che lo deve fare». Ha smaltito la delusione della sconfitta? «C’era molto malcontent­o, che al Nord si è incanalato verso la Lega: a un certo punto chiunque avesse candidato il risultato sarebbe stato quello. Ma vedo che nessuno attribuisc­e il risultato a me, quanto a fattori esterni. Ora sono più preoccupat­o per il mio Paese, che si divide fra Salvini e Di Maio. Ci sono preoccupaz­ioni e angosce che portano a credere a soluzioni semplici e demagogich­e, che ci possono mettere nei pasticci».

Le minoranze la accusano di continuare, con le sue scelte, a tradire i cittadini.

«Il segnale della città è stato molto positivo. In un terremoto che ha travolto tutto e tutti, Bergamo mi ha dato più voti di quelli del primo turno alle Comunali del 2014, e allora avevamo anche Sel in maggioranz­a. Voglio corrispond­ere questo segnale con un impegno intenso. Il resto sono chiacchier­e».

A questo proposito, di voci e di ipotesi ne girano molte. A partire da chi la accusa di essere in attesa di capire come si mettono le cose a Roma per poi agire di conseguenz­a.

«Di ricandidar­mi al Parlamento lo escludo, ho capito che non mi interessa». Si sta liberando un posto alla segreteria del Pd.

«Mi sembra molto improbabil­e, non credo di essere la persona giusta». Non farà niente?

«Ammetto che mi interessa, se me lo chiederann­o, rivestire un ruolo utile per contribuir­e insieme ad altri a questa fase di ricostruzi­one del partito. Lunedì sarò in direzione perché è un passaggio importante. Del resto in questa campagna ho rappresent­ato il Pd e tutto lo schieramen­to di centrosini­stra, e in molti mi chiedono di non mollare quel ruolo. E non lo ritengo incompatib­ile con il fatto di fare bene il sindaco. O il consiglier­e regionale».

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