Gori, partita doppia La Lega attacca: piede in due scarpe
«Per 3 mesi resto a Palafrizzoni e in Regione»
Tre mesi: è quanto bisognerà aspettare per sapere se Giorgio Gori deciderà di continuare a fare il sindaco di Bergamo o andrà a fare il capogruppo dell’opposizione in Consiglio regionale. Gori ha spiegato la sua decisione con la volontà di organizzare il lavoro dello schieramento di minoranza, compito al quale è stato indicato da coloro che lo hanno votato alle elezioni (perse) di domenica. «Se si dicesse che dopo tre mesi me ne torno a fare il sindaco la mia posizione politica sarebbe più debole», ha spiegato. Ma nel frattempo molti vedono la sua scelta come quella di chi aspetta di vedere come si mettono le cose a Roma per poi decidere di conseguenza. Gori nega di volersi candidare a eventuali nuove Politiche o alla segreteria del Pd. «Ma voglio partecipare a questa fase di ricostruzione del partito — ammette —. In molti mi chiedono di non abbandonare il ruolo che ho avuto in questi mesi».
È arrivato alle 8, ha parlato con la direzione generale del Comune, poi quattro ore di Giunta, e per oggi ha convocato tutti gli assessori: incontri singoli, mezz’ora ciascuno. Forse non ha ancora deciso se continuerà a fare il sindaco, e anzi annuncia che lo dichiarerà solo fra tre mesi, e nel frattempo inizierà a lavorare in Consiglio regionale. Ma nel frattempo Giorgio Gori sembra intenzionato a mettersi in pari.
«Non serve un aggiornamento: non sono mai mancato in Giunta e in Consiglio, gli assessori mi hanno sempre trovato e in questi mesi nessuno può dire che i cittadini abbiano sentito la mancanza del sindaco. Ora voglio mettere la testa sulle priorità, ho detto agli assessori: venite con le cose da fare. Voglio imprimere un’accelerazione all’attività amministrativa dei prossimi mesi». I prossimi tre? «Ho bisogno di marcare il lavoro politico in Regione. Sono stato io il leader della coalizione, e l’attivazione del lavoro la devo fare con pieni poteri. Se comincia a girare la voce che io poi vado a fare il sindaco di Bergamo capite che il mio lavoro politico diventa meno efficace. Per questo mi prendo tutti i tre mesi consentiti dalla legge e non anticipo la mia decisione». Ma che lavoro farà in Regione?
«Ho convocato per la settimana prossima i 18 consiglieri eletti del centrosinistra, e cominceremo a fare un progetto per un lavoro di opposizione seria. Poi decideremo chi sarà il capogruppo, chi andrà nelle commissioni, insomma bisogna partire con il piede giusto. Si tratta di amalgamare persone che magari non si sono mai incontrate e credo di essere la figura che lo deve fare». Ha smaltito la delusione della sconfitta? «C’era molto malcontento, che al Nord si è incanalato verso la Lega: a un certo punto chiunque avesse candidato il risultato sarebbe stato quello. Ma vedo che nessuno attribuisce il risultato a me, quanto a fattori esterni. Ora sono più preoccupato per il mio Paese, che si divide fra Salvini e Di Maio. Ci sono preoccupazioni e angosce che portano a credere a soluzioni semplici e demagogiche, che ci possono mettere nei pasticci».
Le minoranze la accusano di continuare, con le sue scelte, a tradire i cittadini.
«Il segnale della città è stato molto positivo. In un terremoto che ha travolto tutto e tutti, Bergamo mi ha dato più voti di quelli del primo turno alle Comunali del 2014, e allora avevamo anche Sel in maggioranza. Voglio corrispondere questo segnale con un impegno intenso. Il resto sono chiacchiere».
A questo proposito, di voci e di ipotesi ne girano molte. A partire da chi la accusa di essere in attesa di capire come si mettono le cose a Roma per poi agire di conseguenza.
«Di ricandidarmi al Parlamento lo escludo, ho capito che non mi interessa». Si sta liberando un posto alla segreteria del Pd.
«Mi sembra molto improbabile, non credo di essere la persona giusta». Non farà niente?
«Ammetto che mi interessa, se me lo chiederanno, rivestire un ruolo utile per contribuire insieme ad altri a questa fase di ricostruzione del partito. Lunedì sarò in direzione perché è un passaggio importante. Del resto in questa campagna ho rappresentato il Pd e tutto lo schieramento di centrosinistra, e in molti mi chiedono di non mollare quel ruolo. E non lo ritengo incompatibile con il fatto di fare bene il sindaco. O il consigliere regionale».