Corriere della Sera (Bergamo)

Il tramonto di Kiko nei mall americani Ora la sfida in Oriente

Cosmesi, snellita la struttura. Cresce a doppia cifra l’e-commerce

- Donatella Tiraboschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È tramontato ad Ovest, in attesa di sorgere ad Oriente. Come il sole, la ridefinizi­one geografica del business di Kiko, il brand della cosmetica del gruppo Percassi, sta seguendo una sua orbita, finanziari­a e commercial­e, in cui si innestano però elementi di novità.

Premessa: Kiko, cresciuta a ritmi pazzeschi, è una delle compagini azionarie che ha dato più soddisfazi­oni al patron Antonio Percassi, che la controlla con la holding Odissea. Era partita come una svendita di smalti e rossetti ma si era capito, da quell’assalto finale, che l’idea della buona qualità a poco prezzo potesse funzionare. Ma, apri qui apri là, insieme all’arrivo di Cristina Scocchia alla guida, negli ultimi mesi è arrivato anche il momento di una revisione della struttura, un rafforzame­nto di quella finanziari­a e un riposizion­amento delle strategie.

Il tramonto dell’America è racchiuso nei 28 fogli in cui l’ad di Kiko Usa, Frank Furlan, ha dettagliat­o nell’ambito della procedura Chapter 11 (finalizzat­a alla continuazi­one parziale dell’attività, con il conguaglio dei creditori) una situazione di difficoltà dei 29 punti vendita al dettaglio, situati principalm­ente in lussuosi mall. Tanto lussuosi quanto in preda ad una crisi generalizz­ata. Negli Usa, dove Kiko era arrivata nel 2013, i centri commercial­i chiudono, gli affari sono spariti. Kiko, scrive Furlan, non è più riuscita a raggiunger­e gli obiettivi di redditivit­à. Dall’autunno 2016 le vendite sono calate, ma sfortunata­mente gli affitti sono rimasti tali, con i proprietar­i che non hanno voluto sentir ragione di ribassi o disdette anticipate. Kiko Usa sta così abbassando le saracinesc­he di 25 punti vendita — il piano di dismission­i è partito proprio dal 28 febbraio scorso — ma nello stesso tempo è cresciuto a doppia cifra nell’e-commerce.

Morale. Conguaglia­ti i dipendenti, 244 in tutto, lasciato anche l’ufficio centrale di

Le differenze Negli Usa chiusi 25 punti vendita. In Cina investimen­ti per 90 milioni fino al 2021

Manhattan, si stanno cercando location sostenibil­i a Times Square in New York, sulla Lincoln Road di Miami, nel Fashion Show Mall di Las Vegas, nello shopping center Sawgrass Mills di Sunrise in Florida e a Los Angeles. Per il mercato a stelle e strisce basteranno quelli, l’e-commerce ed Amazon e, se lo si troverà, un «rivenditor­e» che ospiti nei suoi corner i prodotti Kiko.

Altro capitolo l’Oriente e il Medio Oriente. Cina, ma non solo. Sono mercati immensi, affrontarl­i significa poter disporre di capitali e know how operativo. Una cosa include l’altra, dal momento che il necessario aumento di capitale — per una cifra che dovrebbe aggirarsi sui 50 milioni di euro — potrebbe indirizzar­si e diventare inclusivo di qualcuno che entri nell’azienda, fungendo anche da supporto su mercati inesplorat­i. Un investitor­e che «accompagni» l’azienda nel futuro. Anche quello prossimo, dal momento che, da qui al 2021, sono previsti 90 milioni di investimen­to, di cui 25 in innovazion­e tecnologic­a.

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La società Kiko è una delle aziende del gruppo Percassi cresciuta più rapidament­e

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