Giornate del Fai: la Grande Bellezza in 15 luoghi
Da chiese alle ville, dalla fucina all’azienda per le nuove Giornate di primavera del Fai
Quando sono andati a ispezionare il posto, i dirigenti del Fai hanno dovuto arrancare in un metro di neve. Così in alto non erano ancora salite le Giornate di Primavera del Fondo per l’ambiente italiano, che stavolta faranno salire le loro migliaia di visitatori fino in cima alla Val di Scalve.
La Fucina di Teveno a Vilminore è il luogo più curioso fra quelli che spalancheranno le loro porte ai visitatori nel fine settimana del 24 e 25 marzo, che hanno in cartellone anche luoghi sparsi fra Bergamo, Casazza, Clusone e Mornico, dove sarà possibile visitare anche un’azienda.
La Fucina, costruita su un’unica roccia, risale al 1833 ed è l’ultima rimasta in valle delle trenta officine di finitura, dove venivano prodotti da vanghe e badili, da lime a chiodi, e che erano presenti in valle dal tempo dei romani. È tra le poche in Italia dotate di tromba idroeolica, che sfrutta la caduta dell’acqua.
A Bergamo un solo appuntamento al Castello di San Vigilio, che è già aperto normalmente ma dove potranno essere seguite delle visite guidate. Tre beni saranno aperti in Val Cavallina. A Bianzano il castello delle famiglie Suardi e Visconti, edificio a pianta quadrata con gli spigoli allineati ai quattro punti cardinali e un imponente torrione al centro. A Casazza si scenderà sottoterra per visitare la singolare area archeologica che si stende nel piano interrato di un supermercato. In quel punto si trovava Cavellas, il villaggio romano del primo secolo dopo Cristo che venne scoperto proprio in occasione dei lavori per il supermarket. Il paesino fu abbandonato dopo cinque secoli di incendi e alluvioni che ne hanno sigillato i resti sotto quattro metri di detriti. Le storie di Casazza e della Val Cavallina sono infine in mostra nelle quattro sale del Museo Cavellas, all’interno del rinascimentale Palazzo Bettoni.
Un vero itinerario, intitolato «Clusone, città d’arte ma non solo», si snoderà invece nella cittadina della Val Seriana. Dove la struttura meno conosciuta è forse la Casa dell’Orfano, grande orfanotrofio con parco realizzato tra il 1925 e il 1950. Si passa poi alla quattrocentesca chiesa di San Defendente con le sue decine di ex voto realizzati nei periodi delle pestilenze, e alla settecentesca chiesa di San Luigi, che fa parte del complesso di Santa Maria Assunta, per arrivare infine ai due simboli di Clusone: il grande orologio di Pietro Fanzago con il suo meccanismo ormai secolare e visibile dall’interno del Palazzo comunale, e l’Oratorio dei Disciplini, complesso del Trecento sulla cui facciata campeggiano i famosi «affreschi della Morte» dipinti nel 1485 da Jacopo de Buschis.
L’antico laboratorio da fabbro è il bene dall’altitudine più elevata aperto dal Fai
Meno conosciuti sono i quattro beni aperti a Mornico al Serio. A partire dalla ditta Pedrali, e in particolare il suo magazzino automatico progettato da Cino Zucchi, alto 29 metri su una superficie di 7 mila metri quadrati. Il cui rivestimento esterno si chiama «Fili d’erba» per il suo aspetto che si mette in relazione con il paesaggio agricolo circostante. Nel centro del paese c’è la Cascina Castello, tipico complesso rurale costruito a partire dal Quattrocento, con stalle e fienili dalle logge di legno, casa padronale e torre seicentesca (è anche uno dei luoghi in cui venne girato L’albero degli zoccoli).
Sempre nel centro del paese c’è Palazzo Dolci, grande dimora settecentesca a tre piani, che le fonti dell’epoca chiamano «Villa di delizie», parlandone come uno delle più note della Bergamasca. È un edificio a pianta quadrata con corte interna e due porticati. Sul lato sinistro c’è un ampio scalone a tre rampe, che costituiva l’ingresso signorile al primo piano dove si trova la cappella di famiglia. L’itinerario di Mornico arriva infine al bene più antico delle aperture 2018: la chiesa di Sant’Andrea, da mille anni al centro della vita religiosa della comunità, il cui interno è coperto di affreschi, da quelli medievali a quelli del quattrocentesco Maffiolo da Cazzano. Alla lista si aggiunge il mulino di Baresi a Roncobello, aperto tutto l’anno.
Le Giornate del Fai si svolgono grazie alla collaborazione di un centinaio di volontari e di numerosi studenti delle scuole superiori che fanno da guide. Lo scorso anno i visitatori sono stati oltre 10 mila.