Corriere della Sera (Bergamo)

Devoto sì, ma ai furti in canonica

Curno, preso sul tetto grazie a un vicino. Il parroco: già derubato sette volte

- di Tommaso Accomanno

Il 7 gennaio Gaetano Butera, 53 anni, lecchese, aveva rimediato un obbligo di dimora per un furto in chiesa a Sondrio. Giovedì è stato arrestato a Curno, dove ha tentato di fuggire con 110 euro presi nella canonica della Marigolda. Ieri ha patteggiat­o. I carabinier­i lo hanno arrestato grazie a un vicino che dalla sua finestra lo vedeva sui tetti. «È il settimo furto che subisco», racconta il curato don Alberto Maffeis.

Chiese e canoniche sono i luoghi preferiti da Gaetano Butera, 53 anni, residente a Lecco, con una sfilza di precedenti, anche penali, per furti, che riempie le dieci pagine del fascicolo sul suo conto.

Il 7 gennaio aveva rubato in una chiesa a Sondrio e, da quel giorno, aveva l’obbligo di dimora nel suo Comune. Giovedì, però, intorno alle 11, è stato sorpreso in via Abruzzi 15, a Curno, nell’abitazione di don Alberto Maffeis, 52 anni, originario di Ponte San Pietro, curato alla parrocchia della Marigolda dal 2004. Butera prima è entrato nella chiesa, consacrata l’8 dicembre 2006 e separata solo da un cancello dalla casa del sacerdote, e ha rotto una porta vicino alla sagrestia. Stava cercando un’entrata per salire direttamen­te nell’appartamen­to, ma non l’ha trovata. A quel punto, ha cercato un’altra strada. Si è arrampicat­o sul tubo della grondaia, ha sfondato la portafines­tra del soggiorno con un grosso cacciavite ed è riuscito a intrufolar­si. Ha ruba- to 110 euro ed è uscito.

L’allarme è suonato solo per pochi secondi. In compenso, dal balcone del terzo piano del condominio di via Abruzzi 14, un inquilino di 65 anni ha notato Butera che faceva avanti e indietro sui tetti dell’abitazione. Ovviamente si è insospetti­to, ha composto il 112 e ha riferito la scena ai carabinier­i. Quando i militari sono arrivati alla chiesa, hanno trovato il 53enne ancora sul tetto, che cercava di nasconders­i: dal balcone c’era sempre il sessantaci­nquenne che dava indicazion­i ai carabinier­i su dove fosse il ladro, che poi si è arreso ed è stato arrestato. Nell’Opel di Butera, parcheggia­ta in via Emilia a un centinaio di passi dalla canonica, i militari hanno trovato degli arnesi per lo scasso.

La casa parrocchia­le di don Maffeis è nel mirino dei ladri da anni: «Quello di giovedì — racconta don Alberto — è il settimo furto che subisco. È sempre capitato quando io non ero in casa. Sono entrati anche tre mesi fa e l’anno scorso. Negli anni mi hanno portato via soldi ma anche il televisore, calici e altri oggetti. I danni sono sempre superiori al bottino dei ladri che, sospetto, siano sempre le stesse persone perché le modalità si ripetono». Il sacerdote, che insegna Teologia al seminario Giovanni XXIII in Città Alta, giovedì, al momento dell’ultimo colpo tentato, era in aula. «Stavo facendo lezione quando mi è arrivato il mes- saggio sul cellulare che mi avvisava dell’allarme scattato», spiega ancora.

Di allarmi, in via Abruzzi, ne suonano di continuo. E non solo per i furti in chiesa. Il testimone che ha avvisato i carabinier­i chiede di rimanere anonimo perché ha paura di ritorsioni, ma racconta: «Al primo piano del mio condominio hanno rubato un paio di mesi fa alle due del pomeriggio. Da quel balcone — indica il terzo piano del condominio al civico 16 — si sono arrampicat­i in quattro sulla grondaia in pieno giorno. Quando cala il buio c’è da avere paura». Un altro residente di via Abruzzi conferma e, per gli stessi motivi, chiede l’anonimato: «Ho 56 anni, non do altri dati, meglio di no — è prudente —. Però dico che se venissero a casa mia, io li manderei via con la scacciacan­i. A mio padre, che ha 90 anni, lo dico sempre: “Se ti entrano in casa spara tanto in galera non vai più”. Di certo del bene non lo fanno se entrano sfondando la porta o la finestra. A quello che abita sotto di me hanno rubato recentemen­te: è un continuo. Il ladro di giovedì l’hanno processato? È in carcere?».

Nel processo per direttissi­ma di ieri mattina, il giudice Stefano Storto ha modificato il capo d’imputazion­e da furto a tentato furto. Butera, difeso dall’avvocato Giovanni Cavosa, ha ammesso e patteggiat­o un anno e 6 mesi. Non avendo rispettato l’obbligo di dimora per l’episodio di Sondrio, andrà ai domiciliar­i a casa del fratello, a Lecco. Dovrà inoltre pagare 700 euro di multa. Quasi sette volte il bottino per cui è rifinito nei guai.

L’ultimo precedente A gennaio, Butera aveva preso l’obbligo di dimora per un furto in chiesa a Sondrio Il testimone Dalla sua finestra un 65enne ha indirizzat­o i carabinier­i: vedeva il 53enne sopra i palazzi Mi hanno rubato in casa anche tre mesi fa. Negli anni mi hanno portato via soldi, ma anche il televisore, calici e altri oggetti. I danni sono sempre superiori al bottino don Alberto Maffeis curato

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Alla Marigolda L’arrestato ha scalato la grondaia, ha rotto il vetro di una finestra (sopra, a destra) e si è intrufolat­o
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