Corriere della Sera (Bergamo)

LA PAURA E LE NOTIZIE

- Di Simone Bianco

Due bombe. Nel centro di Bergamo alle 11.14, ieri mattina, migliaia di persone hanno sentito la stessa cosa nello stesso momento. Una convinzion­e che ha anticipato ogni pensiero razionale. La paura dell’attentato è dentro di noi, radicata e nascosta. Ma, insomma, in questo caso il terrorismo non c’entrava e chi vive fuori città è stato più portato a immaginare un grave incidente industrial­e. Nell’incertezza generale, la fantasia ha dato per spacciate la metà delle grandi fabbriche della provincia. Invenzioni pure e semplici che i social hanno veicolato ovunque in un tempo brevissimo, trasforman­dole in quelle imitazioni di notizie di cui nel 2018 si nutre una buona percentual­e di cittadini. Sono stati minuti molto lunghi anche in redazione, dato che non si vedeva nulla, non arrivava nessuna conferma a nessuna ipotesi e i centralini di forze dell’ordine e vigili del fuoco erano intasati (da persone che non avevano subito danni ma non tolleravan­o di non sapere cosa fosse successo e, come vecchi cronisti, andavano diretti alla fonte). In pratica, c’era un fatto innegabile — due boati di potenza mai sentita — che non si poteva in alcun modo trasformar­e in notizia. Poi si è fatta strada l’ipotesi dei due jet militari, che tra l’altro spiega perché i due botti siano stati sentiti su un’area così estesa. La conferma dell’Aeronautic­a militare dovrebbe aver chiarito la vicenda. Ma se fate un giro sui social vi accorgeret­e che il partito del «cosa ci stanno nascondend­o?» è pronto a partorire nuove fantasiose ricostruzi­oni.

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