LA PAURA E LE NOTIZIE
Due bombe. Nel centro di Bergamo alle 11.14, ieri mattina, migliaia di persone hanno sentito la stessa cosa nello stesso momento. Una convinzione che ha anticipato ogni pensiero razionale. La paura dell’attentato è dentro di noi, radicata e nascosta. Ma, insomma, in questo caso il terrorismo non c’entrava e chi vive fuori città è stato più portato a immaginare un grave incidente industriale. Nell’incertezza generale, la fantasia ha dato per spacciate la metà delle grandi fabbriche della provincia. Invenzioni pure e semplici che i social hanno veicolato ovunque in un tempo brevissimo, trasformandole in quelle imitazioni di notizie di cui nel 2018 si nutre una buona percentuale di cittadini. Sono stati minuti molto lunghi anche in redazione, dato che non si vedeva nulla, non arrivava nessuna conferma a nessuna ipotesi e i centralini di forze dell’ordine e vigili del fuoco erano intasati (da persone che non avevano subito danni ma non tolleravano di non sapere cosa fosse successo e, come vecchi cronisti, andavano diretti alla fonte). In pratica, c’era un fatto innegabile — due boati di potenza mai sentita — che non si poteva in alcun modo trasformare in notizia. Poi si è fatta strada l’ipotesi dei due jet militari, che tra l’altro spiega perché i due botti siano stati sentiti su un’area così estesa. La conferma dell’Aeronautica militare dovrebbe aver chiarito la vicenda. Ma se fate un giro sui social vi accorgerete che il partito del «cosa ci stanno nascondendo?» è pronto a partorire nuove fantasiose ricostruzioni.