Corriere della Sera (Bergamo)

LA STRADA DEL PERDONO

- Di Davide Ferrario

Chi si ricorda «Il caso Kerenes», un film rumeno che vinse il festival di Berlino quattro anni fa? Raccontava di un giovane borghese che uccide con l’auto un ragazzino di periferia. Sono singolari le consonanze con quanto è successo l’altro giorno ad Almenno San Salvatore. Qui, all’alba, un cinquanten­ne al rientro da una cena con amici ha travolto e ammazzato una donna ucraina che stava per iniziare il suo turno di badante. L’uomo non si è fermato ed è stato arrestato. Le due storie narrano in modo plastico la collisione di due destini lontanissi­mi, in ruoli chiari: una vittima, un colpevole. Ma il film scava nella vicenda in maniera profonda, senza manicheism­i. Si scopre che il giovane investitor­e non era ubriaco, come sembrava, e che il ragazzino aveva attraversa­to la strada di colpo. Ma questo, se solleva la posizione dell’investitor­e dal punto di vista giudiziari­o, non lo solleva dalle responsabi­lità. Più i suoi guai sembrano risolversi, più lui si sente colpevole. Nel finale, il giovane trova la forza di andare dal padre del ragazzino a chiedere perdono. Ecco, una storia privatissi­ma come quella di Almenno può avere un valore comune, racconta qualcosa che ci riguarda tutti. Perché tutti noi conviviamo con il male che talvolta si manifesta attraverso degli estranei, e non raramente per fatalità. Chi lo patisce non dovrebbe mai dimenticar­e, per quanto difficile, che il perdono è una medicina più forte della vendetta, e forse della stessa giustizia. Ma chi il male lo commette, anche inconsapev­olmente, ha il dovere di guadagnars­elo, quel perdono.

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