LA STRADA DEL PERDONO
Chi si ricorda «Il caso Kerenes», un film rumeno che vinse il festival di Berlino quattro anni fa? Raccontava di un giovane borghese che uccide con l’auto un ragazzino di periferia. Sono singolari le consonanze con quanto è successo l’altro giorno ad Almenno San Salvatore. Qui, all’alba, un cinquantenne al rientro da una cena con amici ha travolto e ammazzato una donna ucraina che stava per iniziare il suo turno di badante. L’uomo non si è fermato ed è stato arrestato. Le due storie narrano in modo plastico la collisione di due destini lontanissimi, in ruoli chiari: una vittima, un colpevole. Ma il film scava nella vicenda in maniera profonda, senza manicheismi. Si scopre che il giovane investitore non era ubriaco, come sembrava, e che il ragazzino aveva attraversato la strada di colpo. Ma questo, se solleva la posizione dell’investitore dal punto di vista giudiziario, non lo solleva dalle responsabilità. Più i suoi guai sembrano risolversi, più lui si sente colpevole. Nel finale, il giovane trova la forza di andare dal padre del ragazzino a chiedere perdono. Ecco, una storia privatissima come quella di Almenno può avere un valore comune, racconta qualcosa che ci riguarda tutti. Perché tutti noi conviviamo con il male che talvolta si manifesta attraverso degli estranei, e non raramente per fatalità. Chi lo patisce non dovrebbe mai dimenticare, per quanto difficile, che il perdono è una medicina più forte della vendetta, e forse della stessa giustizia. Ma chi il male lo commette, anche inconsapevolmente, ha il dovere di guadagnarselo, quel perdono.