«Finché resto, Mps non si compra»
La battuta di Moltrasio: finché ci sono io non si compra, mancano le condizioni Massiah: il 2018 sarà migliore dell’anno scorso, abbiamo superato l’ispezione Bce
Prima una battuta: «Finché ci sono io non si compra». Poi un passaggio molto più netto, da parte del presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca Andrea Moltrasio, ieri dopo l’assemblea generale a Brescia: «Non ci sono le condizioni per acquisire Monte dei Paschi di Siena». Le prospettive sono altre: «Pensiamo a consolidarci — ha detto il Ceo Victor Massiah —. Il 2018 sarà un anno migliore di quello passato. Abbiamo anche superato in modo tranquillo l’ispezione della Bce sulla qualità del credito». L’assemblea ha approvato a larghissima maggioranza il dividendo unitario di 0,11 euro.
«Finché ci sono io Mps non si compra. Se la comprano mi dimetto». Per la serie, castigat ridendo mores, la battuta (perché tale è lo spirito con cui è stata pronunciata) del presidente di Ubi, Andrea Moltrasio, arriva in coda all’incontro con la stampa. In cauda venenum, direbbero però, ancora gli antichi, e tanto basta per chiarire il pensiero (ostilmente pungente) di Moltrasio sulla faccenda che, ricorrendo sistematicamente, sortisce due effetti: fa soffrire il titolo e alimenta la Fantabanca. Il dossier su Monte Paschi planò sul tavolo due, tre anni fa «ma nessuna proposta venne portata in cda — ribadisce il ceo Massiah —. Il management lo analizzò e disse che non c’erano le condizioni per fare una proposta. Non fu mai portata in consiglio». Atto, quest’ultimo, che presuppone il varo di una decisione/ votazione. Il passato è passato, tanto che Massiah ammette: «Possiamo solo studiare scenari di consolidamento, ma se dovessi riguardarlo, quel dossier, lo farei in maniera laica», cioè ripartendo da zero. Ma tra le righe, si capisce che questa potrebbe essere solo la parziale espressione di un retropensiero.
«Non ci sono le condizioni in questo momento» ha tagliato corto Moltrasio. Ubi, infatti, deve continuare a correre e ad investire per non restare indietro anche solo in tecnologia rispetto ai competitor, e «guardare» a Mps significa considerare le spine di Npl e organico, tanto per dirne un paio (di portata enorme). Battuta o no, l’affermazione del presidente del Cds mette un punto fermo; per un anno (il suo mandato scade tra 12 mesi) non se parla. Tanto più che le cose da fare non mancano in un 2018 che, ha assicurato Massiah: «Sarà senz’altro meglio dello scorso anno, ed è partito bene». Si aspettano, tra un mese, i numeri della trimestrale. «Abbiamo superato in maniera tranquilla l’ispezione della Bce sulla qualità del credito. Stiamo viaggiando in coerenza con gli obiettivi del piano industriale» ha evidenziato ancora il Ceo, che in apertura di assemblea ha ricordato, con grande commozione, la prematura scomparsa di Emilio Cugini, direttore generale di Ubiss.
Assemblea di passaggio, l’ha bollata il presidente Moltrasio, assise che a fronte di un ordine del giorno che più ordinario non si può, passerà in cavalleria nel giro di un giorno. Deliberata con il voto favorevole del 99,89% del capitale presente, la proposta di dividendo unitario di 0,11 euro ed eletto il collegio dei probiviri con Giuseppe Onofri alla presidenza e Attilio Rota e Rodolfo Luzzana sindaci effettivi. Per fortuna c’era Alma e il suo amarcord. È stata, infatti, la presenza dell’ottantottenne socia azionista di Ubi, Alma Vitale (lunga vita a lei) a riannodare i fili con un passato bancario ed assembleare che non c’è più. Quando era lei a prendere la parola davanti a migliaia di soci e a raccontare della fiducia riposta nella banca dove depositava il suo stipendio da maestra. Poche parole, pertinenti nella loro semplicità, che si chiudevano con la consueta raccomandazione a Massiah: «Ci fidiamo di lei». Questa volta Alma è rimasta giù dal palco («Sono arrivata in ritardo per motivi di lavoro») di un’assemblea dove, davanti ad una platea che non ha superato le 270 presenze fisiche (un migliaio con le deleghe), si sono succeduti, tra gli altri, interventi in ordine a: prevenzione cardiovascolare, vaccini, bit coin, grida di allarme su ecodisastri («il pianeta sta morendo!»). Quando, poi, alla ribalta sono salite questioni costituzionali, è scattata la controffensiva assembleare, con una contestazione veemente di parecchi azionisti (mai visto niente del genere).
Per fortuna, anche in questo caso, è stato l’intervento di Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Crc (al 5,91% primo azionista di Ubi) a riportare ad un minimo di pertinenza il dibattito. «Pensiamo a restare competitivi sul mercato e a consolidarci dimensionalmente». «Affrontiamo tutto con serenità e forza interiore» ha chiuso Moltrasio, riferendosi nelle pieghe, alle vicende giudiziarie che vivranno un aprile cruciale. Parole pronunciate con un piglio che ha ricordato i versi del poeta: «La furia di Nettuno non temere, se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito».
L’evento Un migliaio di deleghe, 270 presenze fisiche e anche interventi ecologisti (stoppati)