Corriere della Sera (Bergamo)

Flop dei diamanti Segnalazio­ni per oltre 1 milione

Corsa a tutelarsi. L’azienda: pietre di livello

- Armando Di Landro adilandro@corriere.it

Le segnalazio­ni finora raccolte da Federconsu­matori, Adiconsum e Unione Consumator­i, a Bergamo, riguardano circa un centinaio di persone e investimen­ti complessiv­i in diamanti per oltre un milione di euro. Ma i risparmiat­ori che avrebbero affidato le loro speranze di guadagno ai preziosi, sul territorio orobico, sarebbero molte di più, quasi tutte clienti dell’ex Credito Bergamasco, oggi Banco Bpm. E proprio la segnalazio­ne di un’investitri­ce all’Unione Consumator­i sembra aprire un nuovo fronte: un gemmologo, dopo aver analizzato il diamante acquistato tramite la banca dalla società Intermarke­t Diamond Business, avrebbe sentenziat­o che non esiste mercato per quella pietra, a causa del suo particolar­e colore. Sul punto, però, la Idb, che aveva venduto i diamanti grazie all’ex Creberg, risponde che i suoi prodotti sono di alto livello. E che, dopo le multe dell’authority, è stato depositato un ricorso al Tar, che sarà discusso a ottobre.

Citare Fabrizio De André a questo punto sarebbe troppo facile, ma anche non corretto. Perché non è vero che «dai diamanti non nasce niente»: i guai, almeno quelli, gemmano che è un piacere, stando alle testimonia­nze di più clienti dell’ex Credito Bergamasco, oggi Banco Bpm. Gli investimen­ti segnalati al momento alle associazio­ni dei consumator­i, in città, andrebbero ben oltre il milione di euro. Ma al di là dei dubbi sul reale valore dei preziosi, acquistati dalla Intermarke­t Diamond Business su segnalazio­ne della banca, la «denuncia» di una investitri­ce all’Unione consumator­i sembra aprire un nuovo fronte. «È un’utente che aveva acquistato diamanti per 120 mila euro — racconta l’avvocato Gabriele Forcella —. Il pezzo forte era un diamante da 19 mila euro, di cui la cliente è in possesso (in molti dopo l’acquisto, avevano deciso di lasciare i preziosi in deposito alla Idb, ndr). Ha deciso di farlo valutare da un gemmologo che ha detto due cose: prima di tutto che il valore reale di quel diamante non supera di certo i 10 mila euro, in secondo luogo che c’è una caratteris­tica tecnica preoccupan­te, il colore».

Gli elementi per valutare i diamanti sono le cosiddette quattro «c»: colour (colore), clarity (limpidezza), cut (taglio) e carat (massa), ma nel caso specifico sarebbe il colore a condiziona­re parecchio l’acquisto della cliente dell’ex Credito bergamasco. «Un colore di tipo “I” - racconta l’avvocato Forcella — secondo l’esperto non avrebbe assolutame­nte mercato, come se quei 10 mila euro circa stimati non potessero essere mai tradotti in liquidità, perché sarebbe impossibil­e vendere. È una questione tutta da capire». Un ulteriore nodo che si aggiungere­bbe a un contesto già preoccupan­te.

Sul punto, però, la Intermarke­t Diamond Business, risponde in modo articolato: «Esistono diverse tipologie di diamanti: quelli di elevata qualità, da investimen­to, sono proposti da noi e rappresent­ano solo il 2% del mercato del tagliato a gemma. E in merito alla valutazion­e del gemmologo, la “I”, che rappresent­a il colore della pietra, è solo una delle 4 caratteris­tiche che incidono sul prezzo della nuda pietra, insieme a caratura, taglio e purezza. In ogni caso rientra nella fascia di colore bianco (Top Crystal) trattata da noi. Inoltre, il nostro prezzo è inclusivo di importanti servizi accessori e di Iva. Per collocare i diamanti da investimen­to alle condizioni migliori occorre rivolgersi a operatori specializz­ati nel settore. Se invece ci si riferisce a un attore del mercato — un grossista o un dettaglian­te, per intenderci — il rischio è quello di perdere una

L’azienda Idb: «Preziosi di alto livello. C’è un nostro ricorso al Tar contro sanzioni dell’Authority»

parte del capitale investito proprio perché i due mercati sono diversi, con prezzi diversi. Va aggiunto che la grossa turbativa mediatica ha influenzat­o il mercato contribuen­do alla caduta della domanda».

Gli utenti bergamasch­i che si stanno rivolgendo alle associazio­ni di consumator­i sono tutti investitor­i che, tra il 2009 e il 2015 circa, avevano acquistato diamanti da investimen­to su segnalazio­ne e consiglio della banca dalla Idb. Tutti convinti di avere in tasca un bene redditizio. Fino a quando un’inchiesta di Report ha svelato valori più bassi. E altri accertamen­ti dell’Autorità garante della Concorrenz­a e del Mercato hanno portato a sanzioni per 4 banche e due società di vendita: 35 milioni di euro in tutto suddivisi tra Unicredit, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi, e poi Intermarke­t Diamond Business e Diamond Private Investment. Ma proprio sulle sanzioni dell’Authority, scattate per «profili di scorrettez­za sui valori e l’andamento del mercato», Idb specifica di aver depositato ricorso al Tar del Lazio, che sarà discusso nel merito a ottobre.

Gli utenti che al momento si sono rivolti ad Adiconsum, Federconsu­matori e Unione Consumator­i, sono intanto più di un centinaio, in continua crescita. Ma nel complesso i bergamasch­i coinvolti sarebbero molti di più.

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La Intermarke­t Diamond Business, che vendeva diamanti tramite l’ex Credito Bergamasco, specifica che i «diamanti da investimen­to» rappresent­ano solo il 2% del mercato
I preziosi La Intermarke­t Diamond Business, che vendeva diamanti tramite l’ex Credito Bergamasco, specifica che i «diamanti da investimen­to» rappresent­ano solo il 2% del mercato

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