Corriere della Sera (Bergamo)

Il vescovo Beschi agli studenti: «Cercate la bontà»

Il vescovo agli studenti: oggi si hanno tanti amici, ma ci si sente sempre soli

- Accomanno

Una trentina di lettere, provenient­i dagli studenti di 25 istituti IEFP di Bergamo e provincia, che racchiudon­o le paure, i dubbi, le domande, gli interrogat­ivi sulla vita, sul futuro lavorativo e sugli ostacoli nel mondo odierno, sono state inviate a monsignor Francesco Beschi il mese scorso. E ieri mattina, al teatro dell’oratorio di Borgo Santa Caterina, il vescovo ha risposto, di fronte a 240 ragazzi, a sette domande selezionat­e in base alle tematiche più importanti emerse dalle lettere. Il tradiziona­le appuntamen­to annuale dei giovani con Beschi, ripetuto ieri per la quarta volta, rientra nell’ambito della Fiera dei Mestieri che inizierà giovedì prossimo.

Il tema di quest’anno è «Camminare insieme», un percorso iniziato a metà febbraio. Una cinquantin­a di rappresent­anti, due per ogni scuola, hanno camminato per circa 20 chilometri partendo da «Monte Rosso passando per Città Alta fino ad arrivare a San Vigilio, San Sebastiano, Astino e ritorno. Poi hanno proposto impression­i e riflession­i nelle loro classi dove sono nate le lettere» ha spiegato don Cristiano Re, responsabi­le dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro della diocesi. L’arrivo del vescovo è stato anticipato da uno spettacolo teatrale, realizzato in 10 ore, da otto studenti che hanno scritto una sceneggiat­ura estrapolan­do frasi e pensieri dalle lettere scritte da loro e dai colleghi. Beschi è seduto al centro del palco, tra otto ragazzi. Risponde alla domanda «Come non scoraggiar­ci quando tutto non va come vorremmo? Come fidarsi?» con un aneddoto: «Quand’ero giovane, ero nel deserto di Israele con altre 600 persone. Eravamo ansiosi di sentire le parole del mio vescovo. Lui stava per iniziare a parlare, ma è arrivata una mosca che gli roteava sul naso e la situazione ha preso una piega diversa, inaspettat­a».

Quella mosca - spiega Beschi — vuole significar­e che «oggi si vuole tenere tutto sotto controllo, ma anche le situazioni più ovvie possono dare sorprese. Si dice di avere 2000 amici – un rimando a Facebook – ma poi ci si sente soli. Il fidarsi è una questione enorme e la via si chiama fedeltà». Segue un altro ricordo, in riferiment­o al dilemma di «come trovare la strada giusta»: «Siamo dei ricercator­i — chiosa il vescovo —, noi siamo fatti per l’infinito. Bisogna trovare la strada giusta per se stessi».

E la fatica porta sempre risultati, cosa ci guadagniam­o e se non abbiamo lo «sbatti»?

Beschi sorride e fa un esempio. «Cosa guadagniam­o a stare vicino a chi non capisce più nulla? Il bene lo sente chiunque e si ottiene la verità della vita».

Le domande prendono forma del dialogo. A volte ci sembra che il nostro futuro non porti grandi promesse rispetto al lavoro o al mondo, dov’è la promessa?

«La forza della promessa non sta nella promessa in sé, ma da chi la promette».

Come ha vissuto il suo viaggio? A che età ha trovato la sua via? Prima era confuso? «Il mio cammino me lo sono goduto, la mia è stata una vita bella, non una bella vita. A 22 anni ho capito e a 24 sono diventato prete ed ero stranito. Poi ho visto il nuovo orizzonte che si alimenta ogni giorno, anche oggi con voi».

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Il vescovo Beschi all’incontro con i giovani alla vigilia della Fiera dei Mestieri che si terrà dal 12 al 16 aprile
Trovare la strada Il vescovo Beschi all’incontro con i giovani alla vigilia della Fiera dei Mestieri che si terrà dal 12 al 16 aprile

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