«Mio fratello mi minacciava»
Il killer di Caravaggio parla al giudice: rovinato da lui. Ma non spiega fino in fondo il movente
Maurizio Novembrini non ha risposto alle domande del gip, ha rilasciato dichiarazioni spontanee. «Mi minacciava, mi ha rovinato», ha detto del fratello Carlo, che ha ucciso nella sala slot di Caravaggio. Nessuna parola sulla cognata Maria Rosa Fortini, l’altra vittima. «Delitto efferato, resta in cella», scrive il gip. L’avvocato: «Disperato, ha rovinato 4 famiglie».
L’avvocato «Con me si è disperato per aver rovinato la vita a quattro famiglie. Pensa a sua madre»
Si è alzato per tornare in cella ma non ha smesso di ripetere quella frase, urlando: «Mi ha rovinato, mi ha rovinato». Maurizio Novembrini, 44 anni, parlava del fratello Carlo, 51 anni, che lui ha ammazzato con due colpi di pistola nella sala giochi Gold Cherry, a Caravaggio. Non ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari Federica Gaudino, tecnicamente si è avvalso delle facoltà di non rispondere, ma non è rimasto in silenzio. Ha scelto di dire quello che voleva dire, in 1520 minuti al massimo di dichiarazioni spontanee.
Per Maria Rosa Fortini, 40 anni, la compagna del fratello che ha ammazzato con un colpo di pistola, non ha speso una parola. Come se in questa storia, su uno sfondo ancora tutto da chiarire, lei non si fosse presa un proiettile. Davanti al gip, nemmeno per il fratello ha avuto parole di pentimento. «Non volevo sparagli», ha detto, ma ha parlato più di se stesso, di quello che — dice — ha subìto da lui. «Mi minacciava da anni, non so perché mi odiasse, mi voleva rovinare», ha raccontato mettendosi le mani sul volto e piangendo. Non ha detto se tra di loro c’erano questioni di affari, di donne, di quel passato di affiliazione al clan Madonia, a Gela, che nelle carte giudiziarie è remoto nel tempo. Dice che nemmeno lui sa il motivo di quell’odio. Sa che aveva paura di lui e che 3-4 anni fa si erano già affrontati. Come mercoledì, dice. Secondo la sua versione non è andato nella sala slot per cercare il fratello. Nel pomeriggio aveva giocato 10 euro e vinto. Allora è tornato per ritentare la fortuna.
«Che minchia talei?», tradotto «che cazzo guardi?», gli ha detto Carlo. Tra loro è nato un litigio, prima verbale, poi sono passati alle mani, e quando è stato spinto a terra ha estratto la pistola. Per capire se dice la verità, il suo avvocato (di fiducia) Paolo Birolini chiederà di vedere il filmato delle telecamere interne — se c’è — sulla fase precedente agli spari. È importante ai fini della premeditazione ravvisata dal pm Gianluigi Dettori. La scena finale fa a pugni con la versione di Maurizio Novembrini. Primo, è andato a Caravaggio con una pistola. Anche il fratello ne aveva una, anche lui con matricola abrasa, ma a casa. Qualcosa tra i due dev’esserci stato. Maurizio spunta a favore di telecamera mentre la sorella Ornella cer- ca di fermarlo: ha già l’arma in mano. A pochi metri, Maria Rosa Fortini tenta di trattenere il compagno Carlo. Il primo va verso di loro con la 7x21 ad altezza d’uomo e spara tre colpi in rapida successione. Il primo all’addome del fratello, che si accascia, si rialza, allunga il braccio sinistro verso di lui ma si prende un secondo colpo. Il terzo, subito dopo, è per la donna.
L’uomo gelido nei sentimenti emerso dall’interrogatorio è diverso da quello che si è mostrato, in separata sede, all’avvocato: «Ho visto un uomo disperato, dice di aver rovinato la vita di quattro famiglie — lo descrive il difensore —. Quella del fratello e della compagna di lui, della sua, e di sua madre». Il 12 aprile avrebbe dovuto operarsi, ma per ora sta in carcere. «Un omicidio efferato», scrive il gip nell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo. Sussistono tutti e tre i pericoli, scrive: fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove. Il primo, perché questo è un delitto per cui si rischia l’ergastolo. Maurizio Novembrini potrebbe fuggire per evitare una condanna che, anche a fronte di scelte di rito e quindi di sconto di pena, con le aggravanti sarà alta. Il secondo, perché un uomo che ammazza il fratello in quel modo sarebbe capace di uccidere ancora. Il terzo, perché senza una spiegazione chiara sul movente potrebbe minacciare altre persone che sanno qualcosa, perché non parlino.