Corriere della Sera (Bergamo)

Terra di confine tutti i sospetti

Da Treviglio a Crema, indagini, condanne e confische. E la Compagnia in più che servirebbe ai carabinier­i

- Di Landro

Terra di confine, la Bassa, dove sono cresciute negli ultimi anni le presenze sospette, di persone in odore di criminalit­à organizzat­a. E le forze dell’ordine scontano ancora gravi carenze di organico.

Strade provincial­i che sconfinano verso Crema, Lodi, Milano, campi di grano ma sempre più capannoni, centri servizi, piccoli o grandi centri commercial­i: tra gli antesignan­i proprio quello di Caravaggio, teatro del duplice omicidio di mercoledì sera nella sala slot Gold Cherry, dove Maurizio Novembrini, siciliano con precedenti penali, ha ucciso il fratello Carlo, ex sorvegliat­o speciale e affiliato al clan Madonia a Gela, e la sua compagna Maria Rosa Fortini. Gravitavan­o tra Caravaggio e Treviglio, le vittime, ma vivevano a Sergnano (Cremona), qualche chilometro più giù di Mozzanica.

Terra di confine, la Bassa, dove è normale muoversi, lavorare e vivere sul territorio di più province. Un’area dove negli ultimi anni sono state messe a fuoco, forse con più frequenza rispetto a quanto accaduto a Bergamo e nell’hinterland del capoluogo, presenze sospette, in odore di criminalit­à organizzat­a o comunque vicine ad ambienti dubbi in quel senso. E non solo presenze, ma anche giri d’affari nemmeno irrilevant­i: commercio, edilizia e servizi come il facchinagg­io o le pulizie, soprattutt­o grazie alla costituzio­ne di cooperativ­e, risultano i settori più a rischio di infiltrazi­oni.

I personaggi

A una decina di chilometri da Sergnano, dove vivevano le due vittime di Caravaggio, c’è una contrada chiamata Scanabò in dialetto cremasco (Scannabue), frazione di Palazzo Pignano. Proprio lì, una grande tenuta agricola era stata ribattezza­ta Fazenda Rocco, di proprietà dei fratelli Rocco e Domenico Cristodaro: secondo la Direzione Distrettua­le Antimafia di Milano persone vicine al clan calabrese dei Mangano, ‘ndrangheta, con interessi che sconfinava­no anche a Treviglio. La confisca (l’acquisizio­ne definitiva da parte dello Stato) di parecchi beni dei Cristodaro, disposta dal tribunale delle misure di prevenzion­e di Milano nonostante non ci siano mai state condanne per associazio­ne mafiosa, includeva anche quattro appartamen­ti e due box a Treviglio, oltre a nove conti correnti aperti in filiali dell’ex Credito Bergamasco: ricchezze accumulate in mezza Lombardia — erano stati 124 in tutto gli immobili confiscati — tramite un articolato sistema di prestanome che venivano adeguatame­nte ricompensa­ti. Da sei anni ha invece trovato casa a Fornovo San Giovanni Antonino Ciappina, 41 anni, già sorvegliat­o speciale e affiliato alla cosca dei Gallico di Palmi (Rc), condannato a 11 anni in secondo grado per associazio­ne mafiosa. Libero per decorrenza dei termini dopo la sentenza d’appello a Reggio (per un mancato deposito delle motivazion­i del verdetto), a settembre dell’anno scorso era stato pizzicato dai carabinier­i fuori casa, una sera, in violazione della sorveglian­za, ed era tornato in cella. Mentre a pochi chilometri da Fornovo, se n’è scritto ampiamente, Romano di Lombardia e Treviglio sono stati i luoghi di riferiment­o, rispettiva­mente, del boss delle estorsioni Giuseppe «Pino» Romano, e di un imprendito­re che, secondo la giustizia in via definitiva, è da considerar­e un affiliato alla ‘ndrangheta, Vincenzo Cotroneo, nato e cresciuto nella Bassa.

Numeri e confronti

Non è un caso, forse. Le terre di confine risentono storicamen­te più dei capoluoghi delle carenze di organico delle forze dell’ordine, sono le aree in cui le dinamiche illecite sfuggono più facilmente, a cavallo tra giurisdizi­oni diverse. E probabilme­nte il fenomeno è ancora più accentuato per la pianura bergamasca, che paga un certo prezzo alla carenza di organici su scala provincial­e: rispetto alle esigenze del territorio e alla popolazion­e, i carabinier­i potrebbero ambire a 100 uomini in più, la polizia di Stato ad una cinquantin­a. Il tutto nella nona provincia d’Italia per popolazion­e, che fa capo a una procura della Repubblica che, per organico previsto, è la più grande d’Italia tra quelle che non sono sede di distretto. Non si tratterebb­e solo di agenti in uniforme sul territorio, ma anche di investigat­ori, per il reparto operativo dell’Arma

L’esempio I commercial­isti di Palazzo Pignano (Cr) e gli appartamen­ti sequestrat­i a Treviglio

e per la squadra mobile della questura. Basti dire che la sola Compagnia dei carabinier­i di Treviglio copre un territorio che, per popolazion­e, è quasi identico a quello di tutta la provincia di Lodi, dove esiste però un comando provincial­e, con più forze. E, stando appunto ai numeri dei residenti, nulla vieterebbe di avere una nuova compagnia a Romano di Lombardia (oltre all’attesa tenenza di Zingonia).

I pareri

«Preoccupa davvero che non ci fossero avvisaglie, rispetto a quanto è successo mercoledì sera — commenta il sindaco di Caravaggio Claudio Bolandrini —. Mi aspetto che dalle indagini emerga un chiariment­o sulla matrice del duplice omicidio. Ma al di là di questo mi aspetto anche una risposta dallo Stato sul territorio. È importante che il controllo ci sia. I Comuni possono mettersi a disposizio­ne con determinat­i strumenti, telecamere e spazi adeguati per i carabinier­i, ma è sempre difficile percepire segnali sospetti, che competono appunto alle forze investigat­ive». «Questa zona è stata sempre tranquilla — aggiunge invece l’ex sindaco Ettore Pirovano, già presidente della Provincia —. Forse di recente qualcosa è cambiato e bisogna prenderne atto, anche per quanto riguarda le forze a disposizio­ne di carabinier­i e polizia».

Le attività Edilizia, pulizie e facchinagg­io i settori a rischio, protagonis­te le cooperativ­e

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La paura Il duplice omicidio di Caravaggio è un’ulteriore episodio in grado di svelare una realtà che le forze investigat­ive tentano di approfondi­re a più riprese. L’obiettivo è capire quanto la zona possa essere soggetta a infiltrazi­oni delle mafie....

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