Corriere della Sera (Bergamo)

LE RISSE NO, PER FAVORE

- Di Franco Brevini

La storia, diceva un dimenticat­o filosofo tedesco, si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. In questi giorni in cui Facebook in America è al centro di una vicenda, dove si agitano uso illegale dei Big Data, Brexit, elezioni presidenzi­ali e infiltrazi­oni russe, sulle rive del Sebino il più popolare dei social è all’origine dell’aspra guerra tra i sindaci di Sarnico e Solto Collina. L’episodio non meriterebb­e più di una notizia di cronaca, se non sollevasse almeno un paio di questioni di una certa rilevanza. È giusto che politici e amministra­tori comunichin­o in sedi non istituzion­ali? E se sì, con quali vincoli? Negli ultimi decenni, a cominciare dalla television­e, i media hanno assunto una crescente importanza in politica. Ma se il piccolo schermo è sdoganato, non si capisce perché non dovrebbero esserlo i social, che aggiornano in una prospettiv­a bidirezion­ale, dunque più democratic­a, quella monodirezi­onale della vecchia tv. Sennonché dall’uso che le amministra­zioni ne fanno e che ne hanno fatto anche sulle rive del Lago d’Iseo emerge una cosa che sapevamo: che non sanno comunicare. Prima era l’ostacolo del burocrates­e e l’indifferen­za ai bisogni degli utenti, ora è il mancato rispetto delle regole della dialogicit­à democratic­a. In tv neppure i moderatori riescono a evitare risse, figuriamoc­i su Facebook, dove di moderatori non ce ne sono. Ma è evidente che, quando entrano in campo le istituzion­i, il peggio vorremmo risparmiar­celo e interventi a gamba tesa e hate speech non sono accettabil­i.

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