LE RISSE NO, PER FAVORE
La storia, diceva un dimenticato filosofo tedesco, si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. In questi giorni in cui Facebook in America è al centro di una vicenda, dove si agitano uso illegale dei Big Data, Brexit, elezioni presidenziali e infiltrazioni russe, sulle rive del Sebino il più popolare dei social è all’origine dell’aspra guerra tra i sindaci di Sarnico e Solto Collina. L’episodio non meriterebbe più di una notizia di cronaca, se non sollevasse almeno un paio di questioni di una certa rilevanza. È giusto che politici e amministratori comunichino in sedi non istituzionali? E se sì, con quali vincoli? Negli ultimi decenni, a cominciare dalla televisione, i media hanno assunto una crescente importanza in politica. Ma se il piccolo schermo è sdoganato, non si capisce perché non dovrebbero esserlo i social, che aggiornano in una prospettiva bidirezionale, dunque più democratica, quella monodirezionale della vecchia tv. Sennonché dall’uso che le amministrazioni ne fanno e che ne hanno fatto anche sulle rive del Lago d’Iseo emerge una cosa che sapevamo: che non sanno comunicare. Prima era l’ostacolo del burocratese e l’indifferenza ai bisogni degli utenti, ora è il mancato rispetto delle regole della dialogicità democratica. In tv neppure i moderatori riescono a evitare risse, figuriamoci su Facebook, dove di moderatori non ce ne sono. Ma è evidente che, quando entrano in campo le istituzioni, il peggio vorremmo risparmiarcelo e interventi a gamba tesa e hate speech non sono accettabili.