Corriere della Sera (Bergamo)

Tutta l’America in bici: «Trovata la vera umanità»

Dall’Alaska fino alla Patagonia, l’impresa di Davide Travelli

- Fabio Paravisi

Da Cenate Sotto all’Alaska ci è andato in aereo, ma i 35 mila chilometri da là alla Patagonia se li è fatti tutti in bici. Una vera impresa, quella di Davide Travelli (foto), che ora replicherà in Africa.

Ha smesso di pedalare solo quando è terminata la terra sotto le ruote e davanti a sé aveva soltanto il cartello «Fin del mundo». E ormai aveva percorso in bicicletta 35 mila chilometri in 954 giorni. Davide Travelli, 39 anni, ex consulente aziendale di Cenate Sotto, ha appena attraversa­to l’America. Tutta: dall’Alaska alla Patagonia, lungo la strada Panamerica­na. «Fin da bambino ero affascinat­o dal nome di quella strada ma non trovato i mezzi o le persone per percorrerl­a — racconta dal Sudamerica, dove sta cercando di vendere la bici per pagare il volo di ritorno —. Alla fine mi sono deciso, ho trovato degli sponsor e il 14 agosto 2015 sono partito da Prudhoe Bay in Alaska». Gli inizi non sono stati facili: «Sono stato ciclista agonistico per tredici anni ma non avevo mai pedalato per 15 ore al giorno e non avevo mai piazzato la tenda in giro. Ogni giorno dovevo trovare un posto dove fermarmi, piantare la tenda e mettere al sicuro il cibo. Mi sono ferito in una caduta, ho avuto problemi con gli orsi e ipotermia alle mani. Dopo due settimane volevo tornare indietro. Ma troppi avevano investito su di me e non potevo rinunciare. Sono andato avanti ma pedalavo piangendo». Le cose sono migliorate solo all’arrivo in Colombia: «Avevo finito il denaro. Ma lì ho incontrato ciclisti che viaggiavan­o senza soldi. Mi sono detto: se lo fanno loro posso farlo anche io. Mi sono fermato nei paesini, ho fatto lavoretti in cambio di cibo. E mi sono inventato le cartoline: ho scritto alle 12 mila

Le cartoline Finiti i soldi, ha messo in vendita sui social le foto che scattava nel corso del viaggio

❞ Quando mi sono trovato senza niente ho sempre trovato qualcuno che mi aiutasse, e ho capito che la gente è buona Davide Travelli

persone che mi seguono su Instagram che per 10 dollari avrei mandato delle cartoline che avrei stampato sul posto. C’è stato chi mi ha mandato 10 dollari, chi 100, tanti mi hanno aiutato. Prima di partire ho ancora molte cartoline da spedire».

Ogni spostament­o di Travelli era segnalato su una mappa con un gps, le sue foto riempiono tre social network. «Tanti mi hanno scritto che seguendo i miei spostament­i con il gps sui social era come se viaggiasse­ro con me, o che li distraevo per qualche minuto da vite difficili». Il ciclista esplorator­e tornerà a Cenate Sotto domani. Poi, giusto il tempo per rifare la patente e andare dal dentista, e il 22 sarà a Città del Capo e comincerà a risalire tutta l’Africa seguendo la costa orientale «per risparmiar­e sul costo dei visti di entrata nei vari Paesi. Mi dispiace non poter attraversa­re il Sahara, in America ho pedalato per mille chilometri di deserto, mi piace molto». Cosa lascia alla fine un’avventura di questo genere? «Al di là dei posti incredibil­i che vedi, ti cambia il punto di vista sull’umanità e ti dà molta più fiducia nel prossimo. Mi sono trovato in luoghi assurdi senza niente da mangiare e in qualunque posto ho trovato qualcuno che mi accoglieva. Perfino persone che vivevano in misere capanne con delle stuoie come pavimento mi hanno fatto entrare e hanno condiviso come me il poco riso che stavano mangiando. E ho capito che il 99% per cento della gente è buona».

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Il viaggio Davide Travelli (sopra) consulente aziendale di Cenate Sotto, ha percorso in bicicletta tutta la strada Panamerica­na dall’Alaska alla Patagonia partendo dall’agosto del 2015
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