Borsa di studio E il ricercatore resta al Negri
La sua missione durante il dottorato sarà quella di studiare i meccanismi alla base della Glomerulonefrite, una malattia renale autoimmune, che non ha ancora cure efficaci. Lui è Domenico Cerullo, 30 anni a maggio (nella foto, al centro, con Giuseppe Remuzzi e Renato Ravasio), ricercatore che lavorerà ancora per i prossimi tre anni all’Istituto Mario Negri grazie al contributo, per una borsa di studio di 45 mila euro, della Fondazione Istituti Educativi di Bergamo. «Sono molto felice di poter portare avanti questo progetto. In laboratorio cercheremo di trovare delle soluzioni che fermino o facciano regredire la malattia. Poter rimanere ancora qui è meraviglioso, quando ero più piccolo ammiravo già Garattini. Andare all’estero? Magari si, ma sempre per tornare in Italia. Qui si lavora bene». Il ricercatore, di Avellino, è arrivato 5 anni fa al Negri. Entusiasta di poter lavorare ancora con Cerullo è stata Carlamaria Zoja, responsabile del laboratorio di Fisiopatologia delle malattie renali: «Ha dimostrato partecipazione e grande interesse alla nostra attività e ha dato un contributo fondamentale a studi legati al diabete. Il fatto che possa implementare il suo percorso è una grande occasione per noi e per lui». Non tutti, in anni di crisi, sono potuti rimanere a collaborare con l’Istituto che, precisa Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle ricerche, «si mantiene con i fondi ottenuti dagli studi che vengono finanziati e dalle offerte ricevute. Ad oggi siamo in 200, 10 anni fa eravamo 220. Alcune collaborazioni sono state tagliate: un ricercatore che resta con noi è una vittoria». È così anche per Renato Ravasio, presidente della fondazione che ha staccato l’assegno: «L’augurio è che questo sia solo l’inizio. Ci impegniamo sempre per i giovani che rappresentano il nostro futuro». ( t.a.)