Corriere della Sera (Bergamo)

Palumbo, il nuovo talento sfornato dalla Remer

Basket Il nuovo talento della Remer, protagonis­ta anche in Nazionale. E in WhatsApp ha una frase di Roosevelt

- Michele Gazzetti

La storia si ripete, scorrono le stagioni ma Treviglio resta una fucina inesauribi­le di talenti. A distanza di 4 anni dall’exploit di Diego Flaccadori, un altro giocatore della Remer si impadronis­ce del palcosceni­co nel torneo Schweitzer di Mannheim che è una sorta di Mondiale Under 18. Stesso numero di maglia (12), stesso ruolo (playmaker), stessa età (17), stessa capacità di crivellare la retina con continuità: sono tanti i tratti in comune che Mattia Palumbo ha con l’attuale giocatore di Trento. Se nel 2014 i 16,9 punti di media di Diego trascinaro­no l’Italia all’oro, la scorsa settimana Mattia è stato determinan­te nel bronzo conquistat­o dagli azzurri viaggiando in doppia doppia di media (17,1 punti e 10 rimbalzi).

«Sono molto soddisfatt­o — commenta l’esterno che compirà 18 anni il 23 settembre —. Non ho approcciat­o l’esordio nel modo giusto (5 punti contro la Cina, ndr) ma poi ho cambiato faccia. Quando ho iniziato a segnare tanto, è diventato tutto più facile». Le due gare più belle sono sbocciate contro gli Usa (26 punti e 17 rimbalzi) e nella finale 3°/4° posto contro la Russia (32 punti e 15 rimbalzi): «Le statistich­e non sono la prima cosa che guardo, ma non avrei mai pensato di poter raggiunger­e queste cifre. Pur essendo un esterno, sono stato il miglior rimbalzist­a del torneo e non era per niente facile. Ho giocato in ruoli diversi ma mi sento un play, mi piace avere il pallone in mano». La sua produzione offensiva si è basata soprattutt­o sul tiro da fuori: 2,4 triple realizzate a partita, quasi tutte confeziona­te con lo «step back», il passo indietro che serve per creare separazion­e tra l’attaccante e il difensore. «Quel modo di tirare mi viene naturale sin da bambino — continua Palumbo —, quando entro in ritmo si allarga il canestro. Seguo più l’Nba che la Serie A o l’Eurolega e

❞ Seguo più l’Nba che la Serie A o l’Eurolega, il mio mito è Lebron James. Per lo step back il migliore di tutti però è James Harden

cerco di prendere spunto dai loro movimenti. Il mio idolo è Lebron James ma quel tipo di tiro lo fa benissimo James Harden. Ho imparato lo “step back” vedendo giocare mio cugino e mia cugina Gaia Gorini, che è nella Nazionale femminile». Come status di WhatsApp Palumbo non ha scelto una strofa di un rapper, come ci si aspettereb­be da un adolescent­e, ma una frase molto impegnativ­a di Roosevelt: «È molto meglio osare cose straordina­rie piuttosto che vivere nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittoria né sconfitta». «La trovai in un articolo che mio padre mi fece vedere — precisa —. Racchiude il mio modo di pensare: bisogna sempre cercare di fare qualcosa fuori dal normale. Il rischio di montarsi la testa? Non c’è, tutti dicono che sono umile e nessuno alla mia età può permetters­i di essere arrogante solo per aver fatto bene un torneo. L’Nba? È un sogno, mai mettere limiti alla provvidenz­a, ma è davvero difficile».

Mattia dà l’impression­e di essere un ragazzo molto più maturo della sua età: «Se dicessi a 17 anni che il basket è la mia vita sarei esagerato ma per questo sport ho lasciato Roma, la mia città, e se non gioco sto male. Comunque sto facendo lo scientific­o a Caravaggio e mi iscriverò all’università: bisogna sempre avere un piano b». Dopo il tour de force con l’Italia, Palumbo punta a un gran finale di stagione con Treviglio che stasera gioca il recupero contro Napoli: «In Germania ho fatto vedere che il 20% da 3 con la Remer non mi appartiene. 12’ di media? È l’utilizzo giusto, forse se avessimo fatto un torneo più tranquillo avrei giocato di più ma alla mia età avere questo spazio è già tanta roba. I 21 punti contro Trapani? Se me l’avessero raccontato un anno fa non ci avrei mai creduto».

Se dicessi a 17 anni che il basket è la mia vita esagererei. Studio allo scientific­o di Caravaggio e mi iscriverò all’università

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