Telecamere, la rete si allargherà alle periferie
Mentre in centro si entra nell’era digitale. Tante richieste: si pensa a una futura estensione
Il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi ha raccolto numerose richieste: le periferie vogliono le telecamere. Verranno installate, fino a un massimo di 160 rispetto alle attuali 107. Ma serviranno degli anni, per motivi tecnici ma anche perché ogni occhio elettronico tra installazione e gestione costa più di 7 mila euro. La lentezza dell’appalto ha provocato delle tensioni tra la giunta, gli uffici e l’Atb. Intanto, entro fine aprile, le 86 telecamere analogiche che già controllano soprattutto il centro città verranno sostituite con quelle digitali. Si passerà poi all’installazione di 21 nuovi impianti di videosorveglianza nelle zone più periferiche.
Ogni telecamera, installazione e gestione compresa, costa più di 7 mila euro: per questo l’estensione del sistema di videosorveglianza del Comune di Bergamo proseguirà con cautela. Ma è certo che l’attuale lavoro di installazione dei nuovi occhi elettronici sarà solo un passaggio verso una rete ancora più ampia per il controllo di strade, piazze, parchi. Negli ultimi mesi il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi ha raccolto le richieste di tanti quartieri, soprattutto in periferia, da Colognola al Villaggio degli Sposi, a Grumello, che vogliono anche nel proprio territorio telecamere: si farà, fino un massimo di 160, dunque una cinquantina in più rispetto alle 107 che si stanno montando in questi giorni, ma ci vorranno anni.
Entro fine aprile, le 86 telecamere analogiche già esistenti a Bergamo verranno sostituite con altre di tipo digitale. Si passerà poi all’installazione dei 21 nuovi impianti di videosorveglianza, in zone più periferiche rispetto a quelle in cui si trovano le vecchie telecamere. Ne verranno messe tre nel quartiere di San Colombano, due in Borgo Santa Caterina e altre due nella zona dei parchi Marenzi e Caprotti. Nell’area tra la Clementina e le vie Boccaleone e Gavazzeni verranno messi sette nuovi impianti. Tre invece alla Malpensata, uno alla Rotonda San Bernardino, un altro alla Celadina, uno a Longuelo e un altro più in centro tra le vie Bonomelli e Quarenghi. Le vecchie telecamere da sostituire si trovano invece nel cuore della città. Ce ne sono per esempio sei a piazzale Alpini, otto a piazzale Marconi (dove ci sono le pensiline, l’area taxi, la stazione Teb e quella del bike sharing) e altre quattro alle Autolinee. Ci sono telecamere da sostituire anche alla Malpensata e nella zona di piazza Dante, più volte violata dalle spaccate negli ultimi anni, e del Teatro Donizetti. E poi le vie Moroni, San Bernardino, piazzale Oberdan, piazza Sant’Anna, via Broseta, la Rotonda dei Mille, in via Autostrada e anche in Piazza Vecchia.
La differenza tra il vecchio e il nuovo impianto sta nella tecnologia (anche se sul mercato, a tre anni dall’appalto, oggi esistono dispositivi più avanzati). Si passa dall’analogico al digitale: immagini più nitide, che finiranno in tempo reale alle centrali della polizia locale, della questura e dei carabinieri. Un progetto da 745 mila euro che era stato inizialmente voluto dal centrodestra e poi portato avanti — al rallentatore — dalla giunta di Giorgio Gori.
Una lentezza che è costata tante polemiche da parte del centrodestra, sempre pronto a incalzare la giunta sul tema sicurezza. Ma le tensioni sono state anche dentro l’amministrazione. I tempi lunghi per arrivare all’installazione del nuovo impianto sono stati, sì, figli di un problema legale, ma anche di una lentezza iniziale degli uffici comunali e dell’Atb. È l’azienda di trasporti infatti a gestire operativamente l’impianto e, soprattutto, ad aver lanciato la gara d’appalto. Non proprio in tempi strettissimi: approvata la delibera dalla giunta a fine 2015, il bando per la gara è stato pubblicato solo a settembre 2016. Se ci si aggiunge la sfortunata vicenda legale seguita all’assegnazione dell’appalto (ricorso dell’azienda arrivata seconda, poi problemi con l’appaltatore che era andato in concordato), si spiegano i quattro anni necessari per trasformare l’intento espresso dalla giunta Tentorio (2014) in nuove telecamere (2018). Tempi che hanno fatto anche alzare la voce a Gandi. Non è escluso che, se in futuro il sistema di videosorveglianza verrà esteso — ed è, come detto, molto probabile —, la regia dell’operazione possa essere affidata alla Polizia locale anziché all’Atb. Dettagli che riguarderanno la prossima amministrazione e l’assessore alla Sicurezza che succederà a Gandi. L’attuale giunta potrà al massimo esprimere la promessa, nero su bianco, di estendere le telecamere ai quartieri che in questi mesi l’hanno chiesto con forza.