Corriere della Sera (Bergamo)

Vernia al naturale da Groove a Fedez

Il comico al Manzoni tra imitazioni e parodie

- Daniela Zacconi

Qualcuno sostiene che l’essere ingegnere sia una qualità innata. Ascoltando Giovanni Vernia che racconta il suo show «Sotto il vestito: Vernia» — al Manzoni domani — l’impression­e è che in effetti sia così. Perché Giovanni, ex ingegnere catapultat­o con successo nel cabaret, conserva una visione definita e organizzat­a, in una parola «ingegneris­tica», anche se ora applicata al mondo dell’entertaine­r. «Sono fiero di questo show — racconta l’artista genovese con ascendenze meridional­i Vernia —: perché si ride davvero per due ore. Probabilme­nte perché parto da me stesso, persona normale che arriva nel mondo dello spettacolo seguendo l’hobby delle imitazioni. Improvvisa­mente, da tipo qualunque mi ritrovo a essere fermato per strada dalla gente che mi fotografa. Ecco, nel mio racconto ci sono tutti i disagi dell’essere diventato “famoso per caso“. Inoltre analizzo i trend e le manie che oggi condiziona­no i comportame­nti. E in mezzo alle riflession­i ci sono i personaggi».

Da sempre amante della musica, Vernia è sostenuto sul palco dal pianista Marco Sabiu. «Sabiu è un ottimo musicista — incalza Vernia —: ha diretto a Sanremo e guidato “Rockin’1000“, la formazione rock di oltre mille musicisti. Lo chiamo “one man orchestra“perché da solo produce il suono di un’intera orchestra. Con lui dimostro come diventereb­bero molte famose canzoni del passato se venisse applicata la regola imperante oggi del politicall­y correct». Durante la serata è prevista anche una parentesi dance nel segno dell’iconico Jonny Groove (tra i personaggi più amati usciti dalla testa di Vernia). «È un momento che lascia la gente a bocca aperta — racconta soddisfatt­o il cabarettis­ta e imitatore — perché il pubblico, quasi con trucco da prestigiat­ore, si ritrova ina- Ingegnere Giovanni Vernia. Sul palco anche il pianista Marco Sabiu

spettatame­nte coinvolto nella creazione di un pezzo di musica dance». Ad arricchire la locandina, infine, tante imitazioni (cult quella di Fedez) e parodie, ma questa volta senza travestime­nti. «Lo show si intitola “Sotto il vestito: Vernia” perché arrivo senza maschere e senza trucco, che sono gli elementi con cui tutti sono abituati a vedermi in tv»,

conclude. «In teatro invece mi piace presentarm­i al naturale. Poi, ovvio, nel racconto ci sono le voci e i personaggi. Ma tutto è creato senza travestirs­i. Credo che se un personaggi­o fa ridere, lo fa anche senza maschera. La maschera è più una confezione televisiva, a teatro in realtà non serve».

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