I TEMPI SCADUTI
Ifamigerati tempi della giustizia non sono solo quelli che richiedono anni per arrivare a una sentenza, o che lasciano cadere casi clamorosi in prescrizione. Esistono anche i tempi, troppo spesso assurdi pure per un tribunale mediamente rapido (nel panorama italiano) come quello di Bergamo, con cui si arriva alle misure cautelari: la custodia in carcere per i sindaci di Foppolo e Valleve, e per due presunti complici, era stata chiesta dal pm Gianluigi Dettori a giugno del 2017. Il giudice ha risposto con un’ordinanza in cui ha invece ritenuto sufficienti i domiciliari, firmata settimana scorsa ed eseguita ieri: 10 mesi dopo. Un lasso di tempo abnorme proprio in relazione alla decisione da prendere, di carattere «cautelare» appunto, quindi per congelare con urgenza condotte presunte emerse dalle indagini. E non c’è solo il caso di Foppolo: per un gruppo di spacciatori arrestati dalla Finanza il mese scorso le misure erano state chieste addirittura a dicembre del 2016. Il meccanismo si ripete spesso e dipende dalle forze a disposizione in un tribunale. Ma è una falla, comunque, sia per chi indaga, sia, in alcuni casi, per gli indagati.
A margine: la vicenda degli impianti sciistici ci racconta anche di un tempo ampiamente scaduto, quello dei due sindaci di Foppolo e Valleve. Le accuse sono gravi e in buona parte hanno retto al vaglio del gip. Attendere le decisioni della prefettura sulle cariche pubbliche ricoperte sarebbe pretestuoso. Ci sono casi in cui quando bisogna difendersi in tribunale la scelta più opportuna è farsi da parte.