Umberto Tozzi: «Viaggio nelle mie radici musicali»
Stasera concerto al Creberg «Tanti sogni e progetti per i quarant’anni di Gloria»
La voce è il suo marchio distintivo. Un poco roca per troppe sigarette fumate, ma con timbro riconoscibile. «E pensare che non mi piaceva — racconta divertito Umberto Tozzi, atteso stasera al Creberg, già sold out —. Mi vergognavo. Sapevo di saper cantare, ma mi interessava di più far musica, suonare in una band». Solo con il tempo l’ha accettata, capendo che poteva emozionare. Ne sono la riprova tante canzoni scritte e ancora immortali. Una tra tante «Ti amo», che l’anno scorso ha compiuto 40 anni ed è stata celebrata con «Quarant’anni che Ti Amo» tour. «Non avrei mai immaginato che una canzone potesse varcare i confini di Chiasso, invece è arrivata sino in America — dice, riferendosi al duetto con Anastacia —. C’è stato un momento in cui la stampa cantautorale mi accusò di essere un artista di canzonette per l’estate. Ma dopo vent’anni si sono ricreduti. Non sono testi con rima, ma originali e credo che Ti amo sia quella con più originalità. Ero veramente io. Sono andato in studio con tre
❞ Successi Mi accusarono di essere un artista di canzonette per l’estate. Ma dopo 20 anni si sono ricreduti
musicisti e ho fatto quello che mi sentivo senza la guida di nessuno. Ed è venuta fuori quella roba lì». Tozzi lavora per sonorità. Non pensa mai a qualcuno quando scrive. «Gloria», per esempio, non è dedicata a una donna con quel nome. «Cerco di trovare dalla musica un suono del testo — spiega —. Quando si crea una musica contiene già l’arrangiamento e il testo, che devi cercare. Ma quando trovi la chiave delle parole, che arrivano al volo, quella è la strada da perseguire». Se pensa ai dischi e singoli preferiti non allinea i cavalli di battaglia come Donna amante mia, Io camminerò, Tu, Notte rosa, Gloria, Nell’aria c’è, ma «l’album Il grido, registrato negli anni ‘90 — dice —. È la mia produzione più bella a livello di arrangiamenti, testi e creatività. Se lo ascolti oggi suona ancora da dio. L’ho realizzato con grandi musicisti come Greg Mathieson. C’era un contesto particolare». Tozzi entrerà in scena per sorprendere e sorprendersi. Attaccherà in modo insolito, proponendo in acustico alcune canzoni poco note, come Tu sei di me, Dimentica Dimentica, altre tratte da Il grido, poi salirà la band e ripercorrerà le icone musicali della sua carriera. «Voglio spiegare le mie radici musicali», continua. Lui che iniziò a suonare perché «ho trovato per caso una chitarra a casa mia, dimenticata da un amico di mio fratello. La appoggiai sulla pancia e sentii una sensazione strana, così imparai i primi accordi sulle Al piano Umberto Tozzi, classe 1952, ha vinto il Festival di Sanremo nel 1987 con «Si può dare di più» canzoni dei Beatles». Suonò per 8 anni come chitarrista e poi iniziò a scrivere canzoni. Ed «è iniziata un’altra storia». Che si chiama «Gloria», pronta a festeggiare 40 anni l’anno prossimo. Chissà se Tozzi troverà qualcuno che ne realizzi un musical. «Sogni ne ho tanti, vedremo».