Corriere della Sera (Bergamo)

Sotto l’occhio delle telecamere Come Taricone

- Davide Ferrario © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Resta il fatto che non resistetti alla tentazione di fargli una proposta: «Senti, a Bergamo stanno per installare delle telecamere di sorveglian­za. Perché non fai un intervento e dici che ne pensi? In fondo, chi meglio di te può testimonia­re come ci si sente a stare sotto un obiettivo per 24 ore al giorno?». Pietro accettò, prese un aereo da Roma e registramm­o un monologo a casa mia. E poi organizzam­mo una conferenza stampa. Fu una cosa molto divertente e spiazzante. Pietro, con la sua faccia da impunito, iniziava celebrando la funzione positiva della videosorve­glianza, ma pian piano l’ironia prendeva piede, fino alla proposta conclusiva, estesa alla cittadinan­za: «Bergamasch­i, se davvero volete vivere quotidiana­mente sotto l’occhio delle telecamere, almeno fate come me: fatevi pagare». A tanti anni di distanza, nessuno ormai batte ciglio. Le telecamere sono dovunque. Che servano davvero, è questione secondaria. La prospettiv­a si è rovesciata: la gente vuole essere vista, come testimonia il successo dei social network che ci informano, anche visivament­e, su qualsiasi scempiaggi­ne. Il fenomeno è tale che si è arrivati a un paradosso imprevedib­ile: perfino chi compie un reato ci tiene a farlo sapere. L’ultimo caso a Ciserano, due giorni fa: un gruppo di minorenni ruba la statua di una Madonna da un tabernacol­o di strada e la distrugge. Pensano di nascondere il misfatto? No, ci mancherebb­e. Mettono un filmato su Instagram e li beccano subito. Chissà quante risate si fa Pietro Taricone da lassù.

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