Corriere della Sera (Bergamo)

Dalla Bassa alla Scala in treno La rivolta dei pendolari-coristi

Ritardi e altri disagi, i musicisti aderiscono alla class action contro Trenord

- Pietro Tosca

C’è anche un gruppo di coristi della Scala tra i pendolari che alzano la voce contro Trenord. Sono una decina di artisti del teatro che tutti i giorni raggiungon­o Milano da Bergamo e Brescia, sui treni: hanno deciso di aderire alla class action partita il mese scorso da Romano. Mercoledì nella pausa tra le prove della Francesca da Rimini hanno firmato il mandato all’avvocato treviglies­e Laura Rossoni. Con loro supera quota 200 il numero di viaggiator­i che aderisce all’azione legale. Anche i coristi, infatti, come tutti quelli che utilizzano le linee ferroviari­e, scontano ogni giorno ritardi e cancellazi­oni, con qualche problema in più legato al loro lavoro.

«Sono 11 anni che sono nel coro — racconta Luigi Albani, tenore di Ghisalba — e da 11 anni faccio il pendolare da Romano. Quando c’è uno spettacolo finiamo per prendere il treno spesso intorno alla mezzanotte, e a quell’ora non sai mai cosa può succedere. Per questo cerchiamo di viaggiare in gruppo». Agnese Vitali, mezzosopra­no, è la decana dei coristi viaggiator­i, da 28 anni pendolare da Chiari: «In questi anni purtroppo il servizio è solo peggiorato. I controllor­i sono i primi ad ammetterlo a

quattrocch­i. Il rischio per noi è sempre di arrivare tardi a una prova, quindi dobbiamo partire con molto anticipo e se la sera sei in scena non puoi rischiare un ritardo e rimani tutto il giorno a Milano».

Nadia Enghebem parte da Desenzano, è pendolare dal 1998 ed è una di quei viaggiator­i che si è convertita ai Frecciaros­sa, Alta velocità: «Ma mi è stato detto che per un bug nella programmaz­ione del software non riescono a riservarmi il posto da Brescia». «Vengo da Parma ma quando nel 2011 sono stato assunto alla Scala — racconta il tenore Renis Hyka — ho scelto di stabilirmi

a Treviglio a pochi passi dalla stazione, proprio per l’alto numero di treni verso Milano. Il paradosso è che in un minuto esco di casa e sono sui binari ma poi perdo ore e ore tra ritardi e cancellazi­oni». Alessandra Fratelli è un mezzosopra­no, alla Scala dal 2012: originaria di Cologno, si è trasferita da poco alla Geromina a Treviglio. «Il treno dovrebbe consentire un viaggio rilassante — spiega — invece diventa una fonte di stress infinito. Tutti i giorni ce n’è una». Ne sa qualcosa il basso Gerard Colombo, 28 anni al teatro milanese, 28 anni da viaggiator­e. «Lunedì ho preso il treno dalla Centrale di Milano a mezzanotte ma sono arrivato a casa alle 4».

Renato Filisetti vive a Dalmine, è secondo trombone dell’orchestra della Scala dal 1981, da altrettant­o usa il treno per andare a Milano: «L’arrivo della Tav ha rallentato tutti i treni dei pendolari. Fino a 10 anni fa le corse erano distribuit­e lungo tutte le fasce orarie. Adesso ci sono dei buchi, la mattina e soprattutt­o la sera. Sono stati tolti anche i pullman autostrada­li e ne è rimasto solo uno». «Per noi donne — dice il mezzosopra­no Marzia Castellini di Alzano Lombardo — rimane la sicurezza il problema principale». Gli artisti del coro hanno aderito alla class action convintame­nte, con una proposta in più: se ci fosse bisogno di pubblicizz­arla e occorresse un jingle sono pronti a mettere a disposizio­ne le loro voci: cantandole letteralme­nte a Trenord.

La proposta Pronti a mettere a disposizio­ne le loro voci per uno spot critico con la società

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Al lavoro Una decina di coristi della Scala partecipa alla class action

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